Delitto di Aurigeno: «Due stupidi, ma vanno distinti dal killer»

La difesa invita la Corte a non mischiare le responsabilità dei due presunti complici a quella dello sparatore.
AURIGENO/LUGANO - «Sono stati due stupidi, due superficiali. Ma non sapevano che con quella pistola lui intendesse commettere un assassinio». È questa, in breve, la tesi sostenuta questa mattina alle Assise criminali di Lugano sia dalla difesa del 33enne del Bellinzonese che procurò una pistola al killer di Aurigeno, sia da quella della 34enne del Locarnese che fece da tramite tra i due.
«Tre imputati con ruoli ben diversi» - Per l'uomo, accusato di complicità in assassinio e di una sfilza di altri reati, l'avvocato Gianluigi Della Santa ha chiesto una pena massima di quattro anni. «In un dibattimento come questo il rischio enorme è quello di non distinguere le responsabilità individuali degli imputati», ha detto. «L'accusa ha mescolato tutti e tre in un solo pentolone, ha mischiato questo brodo e alla fine si ha come l'impressione che tutti abbiano lo stesso odore e sapore. Ricordiamoci però che qui ci sono delle responsabilità e dei ruoli ben diversi e che la verità è una sola, e non è quella che racconta l'accusa».
«Non mi sarei rovinato la vita per una persona che neanche conosco» - La difesa non ha messo in discussione la vendita illecita della pistola (una Glock 17 provvista di 12 cartucce), ma ha avanzato dei dubbi su cosa avesse potuto capire il 33enne rispetto al suo utilizzo. «Va sottolineato che il mio assistito non conosceva quello che in questo procedimento è l'imputato principale: si sono incontrati solo due volte in un bar. E dei suoi sfoghi in cui parlava di fare del male al compagno dell'ex moglie ci avevano riso su tutti, nessuno pensava fosse serio, tanto che il mio cliente l'aveva persino definito "un personaggio ridicolo"». L'avvocato ha quindi riportato le parole del 33enne: «"Non ho mai pensato di aver dato una pistola a qualcuno che l'avrebbe utilizzata contro una persona. Non mi sarei mai rovinato la vita per 200 o 300 franchi, e per una persona che neanche conosco"».
Dieci anni «sono troppi» - L'avvocato Della Santa si è in seguito espresso sulla richiesta di pena formulata dalla pubblica accusa. «Sono stati chiesti dieci anni, quando io ho visto condanne a dieci anni per omicidio. Vogliamo condannare questo ragazzo come se avesse premuto il grilletto? È strumentale presumere che avesse potuto capire, quando agli atti non risulta niente. È stato uno stupido, questo sì, e lo stesso vale per l'imputata, ma non abbiamo nessun elemento per pensare che avesse avuto contatti o approfondimenti per ritenere che quell'uomo potesse organizzare un assassinio. Ricordo inoltre che fin da subito ha confessato e collaborato. Ha sottovalutato la situazione, è vero, ma la vendita illegale di un'arma non comporta ipso facto un reato contro la vita».
Simili le argomentazioni apportate dall'avvocato Matteo Poretti, legale della 34enne che avrebbe fatto da tramite tra l'autore del delitto e l'oggi 33enne.
«Un'ingenua, è estranea ai fatti» - «L'abbiamo detto, la mia assistita è stata una superficiale, un'ingenua, una sprovveduta. Ma di sicuro non ha mai voluto contribuire all'atto criminale», ha detto Poretti, chiedendo il suo proscioglimento da tutte le accuse. «Perché vi sia complicità è necessario che la persona sappia o sia consapevole di contribuire a un atto delittuoso. E così non è stato: dal punto di vista della mia cliente in quel che ha fatto non c'era nulla di male. Fin da subito ha infatti collaborato, pensando di aiutare a chiarire la fattispecie, e dalla sua testimonianza è stato identificato chi ha fornito l'arma».
Poretti ha quindi ammesso che, siccome il killer era il datore di lavoro della ragazza, «lei ascoltava i suoi sfoghi», ma ha precisato «che non ha mai preso sul serio quello che diceva».
«Cosa gli frullasse in testa in quel periodo nessuno poteva saperlo: a quel punto nemmeno lui aveva ancora preso una decisione rispetto all'atto. E l'uomo, lo ricordo, era riuscito a prendere in giro anche le forze dell'ordine».
Infine, l'avvocato ha tenuto a evidenziare che la donna «ha una figlia di otto anni ed è una brava madre, ha un lavoro come venditrice al dettaglio e non ha debiti. Perché avrebbe fatto tutto ciò? Perché era estranea ai fatti».
A prendere la parola, nel pomeriggio, sarà il difensore dello sparatore.