Lanciò un coltello contro il figlio: «Non intendeva ucciderlo, ma nemmeno ferirlo gravemente»

Ritenuta credibile la versione del padre, a cui è stata comminata unicamente una pena pecuniaria sospesa.
LUGANO - Non fu un tentato omicidio quello metto in atto da un 56enne della Riviera, la sera del 24 maggio 2024 a Biasca, ai danni del figlio 19enne. Lo ha stabilito questo pomeriggio la Corte delle Assise criminali di Lugano, secondo la quale l’agire del padre, che lanciò un coltello contro il ragazzo, non era volto a provocare né un decesso né delle ferite gravi.
L'uomo è quindi stato riconosciuto colpevole unicamente dei reati di lesioni semplici per dolo eventuale, tentate lesioni semplici per dolo eventuale, minaccia, ingiuria e ripetuta guida in stato di inattitudine.
Per lui è stata comminata una pena pecuniaria di 16'200 franchi sospesa con la condizionale per un periodo di prova di due anni. Il 56enne dovrà inoltre continuare a seguire un trattamento ambulatoriale per la cura della dipendenza da alcol.
Nessun gesto omicida - La Corte ha innanzitutto discusso la parte clou dei fatti, ovvero il lancio del coltello del padre contro il figlio. «Il giovane ha dichiarato di essersi spostato istintivamente e che non sa se sarebbe stato colpito se non si fosse mosso», ha detto il giudice Amos Pagnamenta. «Stupisce quindi sentir dire dalla procuratrice pubblica che se il giovane non si fosse spostato sarebbe stato colpito dal coltello».
Ciò che invece si sa è che il coltello ha impattato contro il muro a 20 centimetri dal pavimento. Ergo: «Il gesto del padre non era in alcun modo atto a provocare un decesso, ma nemmeno ferite gravi».
Il giudice ha poi fatto notare che dopo questa prima azione «l'uomo non ha reiterato il lancio, non è andato a cercare un altro coltello e non ha rincorso il figlio». Ne consegue, quindi, «che nel suo agire ha unicamente preso in considerazione il rischio di procurargli delle lesioni semplici con un oggetto pericoloso».
«Voleva intimorirlo» - Rispetto invece alla seconda fase della vicenda, «il ragazzo ha dichiarato che il padre ha fatto un movimento "come per volermi colpire, ma non era un movimento come per infilzarmi, perché se no l'avrebbe fatto sicuramente"», ha detto il giudice. «Il 56enne, dal canto suo, ha detto di aver unicamente voluto intimorire il figlio».
A fronte di queste dichiarazioni, in definitiva, «non si comprende come la pubblica accusa possa dire che l'uomo abbia cercato di colpire il giovane nelle zone vitali», ha insistito Pagnamenta. «Se in quella circostanza avesse provato ad affondare il fendente, infatti, l'avrebbe sicuramente colpito, come ha spiegato anche il 19enne stesso».
Non trova quindi conferma né l'accusa di tentato omicidio né quella di tentate lesioni gravi. La colpa dell'imputato è perciò stata ritenuta media per la ripetuta guida in stato di inattitudine e bassa per gli altri reati.
Durante il dibattimento svoltosi questa mattina, lo ricordiamo, la pubblica accusa aveva chiesto quattro anni di carcere più un trattamento ambulatoriale per la cura della dipendenza da alcol, mentre la difesa aveva proposto una pena massima di 15 mesi sospesa con la condizionale, più il trattamento ambulatoriale.