Foto rubate e mogli trofeo: «Sono uomini che godono nel disumanizzare la partner»

L'esperta sulla pagina Facebook recentemente chiusa in Italia: «Si tratta di oggettificazione sessuale. Imparate a conoscere le perversioni del vostro partner»
LUGANO - La recente chiusura del gruppo Facebook “Mia moglie” - nel quale decine di migliaia di uomini condividevano foto di mogli e fidanzate a loro insaputa - sembra essere la punta dell'iceberg. A distanza di pochi giorni spuntano infatti la piattaforma Phica, centinaia di gruppi Telegram, comunità online di misogini... Un sottobosco fittissimo con "vittime" italiane e non. Anche ticinesi.
Una domanda sorge spontanea: perché? Un punto di vista esperto sul tema ce l’ha offerto Kathya Bonatti, consulente in sessuologia.
«Ero in Francia quando è esploso il caso degli stupri, durati decenni, orchestrati da Dominique Pelicot ai danni dell'allora moglie Gisèle. Quell'uomo la drogava e nel sonno la faceva violentare da tantissimi uomini. Un episodio che mi ha colpita. Da quel momento mi sono tenuta informata. Non poteva essere un caso così isolato, visto il numero di persone che hanno preso parte alle violenze. Così ho scoperto l’esistenza di queste pagine e siti nascosti».
Perché, diciamolo, quella di "Mia moglie" è stata un po’ la scoperta dell’acqua calda… La rete è zeppa di situazioni al limite del lecito.
«Pensiamo solo a Telegram. Ci sono centinaia di chat segrete…».
Ma com’è possibile che, con tanti contenuti ben più espliciti e legali che offre il web, la gente vada a finire su queste pagine/siti per condividere o fruire di immagini di banali scollature o poco altro. Delle proprie moglie per giunta.
«Prima di tutto occorre dividere le cause psicologiche da quelle sessuologiche. Le prime identificano il bisogno di potere, di controllo. In questi casi abbiamo un modo per riaffermare un dominio, una sorta di “difesa” contro l'emancipazione femminile o una forma di vendetta, ma anche di crudeltà. Alla base, infatti, c'è il piacere di agire senza il consenso. Sicuramente abbiamo una oggettificazione della donna, che diventa un trofeo, merce di scambio. Ci può essere anche una ricerca di approvazione maschile. In questi gruppi gli uomini si sentono accettati e valorizzati dall'avere questo tipo di potere sulla propria donna».
Laddove da parte delle donne c’è invece il consenso?
«È un caso diverso, rientra più in un ambito masochistico, del trovare piacere nell'essere umiliata, derisa, usata, oggettificata. Ma dove c’è consenso il problema è relativo. In quel caso non c’è un abuso psicologico, una violenza digitale».
Dicevamo che c'è poi la componente dell’eccitazione sessuale di chi posta e di chi guarda. Ma come è possibile?
«È una forma di esibizionismo indiretto o per procura. L'uomo non espone se stesso, ma la partner, che diventa così un’estensione del proprio ego sessuale. C’è pure il voyeurismo sociale: il piacere derivato dal fatto che gli altri stanno guardando tua moglie, dalla trasgressione dell’atto. Alla base di tutti questi meccanismi c’è sempre un’oggettificazione sessuale, una disumanizzazione della partner. Qui le relazioni con l'intimità, la condivisione e il piacere reciproco sono totalmente assenti. Nei casi più gravi c'è una totale mancanza di empatia, un sadismo sessuale, forma di crudeltà estrema che prevede la ricerca del dominio totale».
Un po’ un segno dei tempi, oppure una devianza che è sempre esistita?
«L'esibizione della donna come trofeo non è certo una novità. Pensiamo solo a certi uomini di potere... Però in quei casi c'è sempre il consenso. Questa che vediamo adesso è una deriva, una reazione regressiva all’emancipazione femminile, all’autonomia crescente delle donne. Queste persone non hanno una reale stima di sé, non si sentono appagate nel loro ruolo e si vendicano in questa maniera meschina».
Non a caso la pagina “Mio marito” non esiste…
«Le persone sadiche e narcisiste ci sono sia nel mondo maschile che in quello femminile. Ma usano modi diversi per vendicarsi. La donna ad esempio può tradire con l'amico del cuore, può sottrarre il marito alla migliore amica. Ci sono rivendicazioni economiche… La condivisione di immagini non rientra tra queste modalità anche perché gli uomini, con più facilità, provano piacere nell'essere esibiti».
Se si scopre di avere in casa un uomo di questo tipo come si può difendere?
«Ci sono mezzi legali, ma anche digitali. Ci sono ad esempio dei siti, uno ad esempio è stopncii.org, che permettono di sondare la rete alla ricerca di immagini postate senza consenso e di rimuoverle. Poi c’è la polizia, che ha unità che si occupano specificatamente dei cyber crimini».
Come si fa a capire chi si ha di fianco?
«È una nostra responsabilità comprenderlo. Se tu non conosci le perversioni del tuo partner - uomo o donna che sia -, vuol dire che non conosci davvero quell'individuo. Anche il genere di pornografia che uno guarda è importante. È indicativa di quali sono le inclinazioni, di quello che le persone hanno davvero dentro».