«Sul forum Phica c'ero pure io. Ho segnalato mesi fa, ma... nulla»

Dal bullismo al furto di immagini: la testimonianza di una ticinese finita su uno dei siti dello scandalo. Dal PS intanto l'interrogazione al Governo.
LUGANO - «In quel forum, Phica, c’ero finita pure io». Emily C., impiegata amministrativa ticinese, è tra le vittime inconsapevoli del portale, attivo dal 2005, contenitore di immagini di ragazze e donne ritratte nelle situazioni più disparate. La scoperta (e chiusura) del sito è immediatamente conseguente al caso del gruppo Facebook “Mia Moglie”, con cui condivideva le stesse modalità di utilizzo: foto e video dati in pasto agli utenti, accompagnati da una serie di commenti biechi, di una volgarità disarmante e spesso inneggianti alla violenza.
Emily, tuttavia, ha saputo di esserci finita dentro già qualche mese fa, a marzo per l'esattezza, quindi prima del bubbone mediatico delle ultime settimane. «Me lo hanno segnalato. Quando sono andata a verificare ho trovato un sito popolato da migliaia di uomini che rubavano foto di ragazze, minorenni e maggiorenni, per farne un oggetto sessuale. Su di me tutto sommato sono stati clementi, su altre no».
Emily, inorridita, ha controllato che non vi fossero sue conoscenze: «Ho trovato un topic specifico su ragazze ticinesi. Ed essendo la nostra una realtà piccola, ho subito riconosciuto diverse mie ex compagne di scuola».
Turbata, ha fatto l'unica cosa sensata: «Ho segnalato subito in polizia ed effettuato una segnalazione a livello federale. Mi hanno chiesto link, screen... Ma non è accaduto nulla. Il sito è rimasto online fino a qualche giorno fa. E forse lo sarebbe ancora se non fosse scoppiato questo polverone. Era aperto da 20 anni... Possibile che in tutto questo tempo non si sia mosso nulla? Chissà quante ragazze, come me, si sono sentite sporche, violate».
Nel caso di Emily le foto pubblicate erano state rubate dai suoi social. «Ero fiera di condividere il mio fisico. Ma il fatto di mostrare foto in reggiseno non vuol dire automaticamente che io abbia dato il consenso a finire su portali pedopornografici. Sono stata ingenua».
Ciò che resta è un senso di umiliazione: «Veniamo ridotte a oggetto sessuale. Segnaliamo e veniamo ignorate. Forse anche derise. Mi sento nauseata».
Si muove anche la politica - Sul tema, finalmente, si è chinata anche la politica ticinese. Lisa Boscolo, a nome del gruppo PS-GISO-Forum Alternativo, ha presentato al Consiglio di stato un'interrogazione relativa alla diffusione di immagini intime rubate di donne per chiedere quali misure preventive esistano oggi in Ticino, come vengono supportate le vittime, se siano previste campagne di sensibilizzazione e sportelli dedicati e infine quale sia il ruolo delle scuole nella promozione della cultura del consenso.