Ripol, Jans ammette: «Non tutto è filato liscio»

Il Consigliere federale sulla modifica del sistema della fedpol: «Non si è voluto limitare le possibilità di ricerca, bensì aumentarne precisione e qualità»
BERNA - Non tutto è filato liscio nel processo di modifica del sistema di ricerca Ripol della polizia federale. Lo ha ammesso durante la tradizionale Ora delle domande al Consiglio nazionale il ministro della giustizia e polizia Beat Jans, rispondendo a un quesito dell'UDC in merito alla decisione di vietare la menzione del colore della pelle, misura che ha fatto discutere.
All’inizio di settembre Fedpol ha diramato alle polizie cantonali una direttiva secondo cui la pelle non doveva più figurare tra i criteri di identificazione in Ripol. La scelta ha suscitato critiche sia a livello politico sia tra i corpi di polizia. Lo stesso Jans ha riconosciuto che la comunicazione del 4 settembre, inviata via e-mail, era "formulata in maniera ambigua e imprecisa". Fedpol, ha però aggiunto, ha già corretto il tiro e ha annunciato l'apertura di una consultazione formale.
La decisione era stata presa sulla base di un rapido sondaggio con alcune polizie cantonali. Non c'è stata alcuna consultazione formale. "Sarebbe stato corretto implicare tutti i diretti interessati", ha ammesso il consigliere federale.
Jans ha poi ricordato che le cinque categorie di colore finora previste ("bianco", "nero", "rosso", "giallo" e "marrone") sono utilizzate in meno dell'1% delle segnalazioni. Indicazioni come "asiatico", "sudamericano" o "africano subsahariano" risultano più precise, mentre altre caratteristiche fisiche - età, altezza, corporatura, abbigliamento, tatuaggi o cicatrici - si rivelano spesso più utili. Inoltre, molte segnalazioni includono già fotografie.
"Con questa decisione fedpol non ha voluto limitare le possibilità di ricerca, bensì aumentarne precisione e qualità", ha ribadito Jans, sottolineando che la scelta è stata presa in piena autonomia dall'Ufficio, senza pressioni esterne.