«A Trump non importa della Svizzera»: le conseguenze del mega-dazio


Industrie svizzere in allarme dopo la batosta statunitense. Per l'esperto si tratta di «una catastrofe».
Industrie svizzere in allarme dopo la batosta statunitense. Per l'esperto si tratta di «una catastrofe».
BERNA - Poco prima della scadenza dei termini previsti, la Casa Bianca ha pubblicato un elenco aggiornato di "tariffe doganali reciproche rettificate". In modo inaspettato, anche la Svizzera compare nella lista, con un’imposta del 39%: la più alta in Europa. Nell’elenco di 70 Paesi, solo Laos e Myanmar (40%) e Siria (41%) superano l’aliquota svizzera.
Per un certo periodo, sembrava che le relazioni commerciali tra Svizzera e Stati Uniti si stessero stabilizzando. Qualche settimana fa, una soluzione alla disputa sui dazi pareva a portata di mano. Il 4 luglio, il Consiglio federale aveva approvato una lettera d’intenti per un accordo, frutto di intense negoziazioni. Già a maggio, la ministra delle Finanze Karin Keller-Sutter (PLR) si era detta ottimista dopo un incontro con il Segretario al Tesoro USA, Scott Bessent: la Svizzera sembrava tra i primi Paesi destinati a chiudere un’intesa.
Tuttavia, già nella serata di ieri era chiaro che un accordo non era stato raggiunto. La presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter, ha dichiarato che, nonostante un colloquio telefonico con Donald Trump, non si era riusciti a «raggiungere un’intesa sulla dichiarazione d’intenti negoziata», poiché «per il presidente, il deficit commerciale resta una priorità assoluta». Nessuno però si aspettava un inasprimento delle tariffe.
Dazi svizzeri ben oltre le attese - Il risultato è una vera e propria doccia fredda: la tariffa doganale del 39% per la Svizzera è ben superiore al 31% annunciato da Trump ad aprile.
Nel frattempo, gli Stati Uniti hanno siglato accordi tariffari con l’Unione Europea e il Regno Unito, ai quali è stato applicato un dazio del 15%, meno della metà rispetto a quello imposto alla Svizzera. Trump ha rivendicato la mossa come parte della sua strategia: «I dazi renderanno l’America di nuovo grande e ricca», ha scritto sulla piattaforma Truth.
Secondo un funzionario del governo statunitense, le nuove tariffe non entreranno in vigore prima del 7 agosto (anziché da venerdì, come inizialmente previsto), per concedere più tempo all’implementazione delle nuove regole.
Industrie svizzere in allarme: «Una catastrofe» - «Probabilmente la Svizzera non è in cima all’agenda di Trump, o forse semplicemente non gli interessa», commenta Karsten Junius, capo economista della J. Safra Sarasin Bank, intervistato da 20 Minuten. «Si tratta di un'imposizione tariffaria estrema e di un pessimo segnale per l'intero settore export. Per i fornitori dell’industria automobilistica e orologiera, è una catastrofe».
Anche la Swiss American Chamber of Commerce ha espresso stupore per il fallimento dei negoziati, nonostante la lettera d’intenti. «A quanto pare, Trump non vuole più trattare», ha dichiarato il CEO Rahul Sahgal.
Per le PMI elvetiche, anche il 31% già prospettato sarebbe stato difficilmente sostenibile. «Le grandi aziende hanno ormai spostato gran parte della produzione negli USA. Ma per le piccole imprese, ad esempio quelle della valle del Reno, è un colpo durissimo: questo azzera il mercato», ha concluso Sahgal.