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SVIZZERA

Mazzata dazi, tutte le reazioni: «Sono ingiustificati e minacciano l'economia svizzera»

La decisione del presidente americano Donald Trump preoccupa il mondo politico e imprenditoriale elvetico. «Il Consiglio federale agisca il più rapidamente possibile».
Imago
Fonte RED / ats
Mazzata dazi, tutte le reazioni: «Sono ingiustificati e minacciano l'economia svizzera»
La decisione del presidente americano Donald Trump preoccupa il mondo politico e imprenditoriale elvetico. «Il Consiglio federale agisca il più rapidamente possibile».

BERNA - La decisione del presidente americano Donald Trump di aumentare i dazi contro la Svizzera al 39% non ha (ovviamente) lasciato indifferente il mondo politico e imprenditoriale elvetico che chiede al Consiglio federale di agire «il più rapidamente possibile» per trovare un accordo con Washington.

«Grande rammarico» per il Consiglio federale - La prima reazione, come già scritto, è giunta dal Consiglio federale che ha espresso «grande rammarico» per i dazi supplementari imposti da Trump. «Le tariffe doganali del 39% si scostano nettamente dalla bozza di dichiarazione d'intenti congiunta che le parti avevano concordato», ha precisato il responsabile della comunicazione del Dipartimento federale delle Finanze (DFF) Pascal Hollenstein a Keystone-Ats. «Tale documento era il risultato di intense discussioni tra la Svizzera e gli Stati Uniti negli ultimi mesi».

Economiesuisse: «Dazi ingiustificati» - Secondo Economiesuisse i dazi del 39% sono «ingiustificati» e rappresentano «un onere gravoso per l'economia elvetica». Secondo la federazione delle aziende elvetiche le tariffe annunciate sono «enormemente più alte», soprattutto rispetto a quelle dell'UE (15%) e del Regno Unito (10%): «Ciò comporta un forte svantaggio competitivo rispetto ai paesi vicini» scrive l'organismo in un comunicato odierno. «I nuovi dazi statunitensi renderanno più costose le esportazioni svizzere, indeboliranno la competitività delle imprese e influiranno negativamente sul clima degli investimenti: rappresentano quindi un onere molto grave per le ditte esportatrici». «Da un punto di vista economico, l'aliquota base del 39% non è giustificata», prosegue l'organizzazione. La Confederazione non ostacola l'importazione di prodotti statunitensi con tariffe o altre barriere. Inoltre la Svizzera è il sesto investitore straniero più importante negli Stati Uniti, con aziende elvetiche all'origine di circa 400'000 posti di lavoro.

Swissmem: «È uno shock» - «Uno shock che sottopone la Svizzera a un'enorme pressione come paese esportatore»: è la reazione di Swissmem, l'associazione del comparto metalmeccanico ed elettrotecnico elvetico, ai dazi del 39% annunciati dagli Stati Uniti. «È in pericolo il benessere di tutti», sostiene l'organizzazione. «Sono esterrefatto», afferma il direttore Stefan Brupbacher, citato in un comunicato odierno. «Queste tariffe non hanno alcuna base razionale e sono arbitrarie. La decisione mette a rischio decine di migliaia di posti di lavoro nel settore». Non è però solo l'industria tecnologica a risentirne, ma anche tutti gli altri rami orientati all'export. «Insieme essi costituiscono il pilastro centrale della prosperità svizzera».

Swissmechanic: «Piazza industriale a rischio» - Da parte sua, Swissmechanic chiede «chiarezza» e un «intervento attivo» da parte della politica. «I dazi doganali eccessivi degli Stati Uniti mettono a rischio la piazza industriale svizzera», precisa l'associazione che comprende 1'300 imprese industriali PMI-MEM. «Il Governo è chiamato ad agire con chiarezza e sicurezza, sfruttando con determinazione il tempo a disposizione per i negoziati con gli Stati Uniti».

USAM: «Basta burocrazia» - Dopo l'annuncio dei dazi statunitensi contro la Svizzera, L'Unione svizzera delle arti e mestieri (USAM) chiede un rapido chiarimento e alleggerimento delle pastoie burocratiche per l'economia. Oltre a una riduzione dei costi, sono necessari una moratoria immediata sulla regolamentazione e un freno normativo, scrive l'USAM in un comunicato odierno. Le aziende devono essere liberate dai regolamenti amministrativi e la burocrazia deve essere ridotta. Anche le tasse e le imposte devono essere ridotte. Occorre inoltre aggiornare la rete di accordi di libero scambio. Gli accordi firmati con l'India, gli Stati del Mercosur e la Malesia dovrebbero essere ratificati e messi in vigore rapidamente. Gli accordi esistenti, ad esempio con il Giappone e la Cina, devono essere aggiornati rapidamente.

«Una minaccia per l'intera economia» - Per la Federazione dell'industria orologiera (FH) i dazi annunciati ieri dagli Stati Uniti non sono né comprensibili né giustificati e sono chiaramente una minaccia per l'intera economia svizzera, in quanto mettono a repentaglio la competitività delle aziende e dei prodotti elvetici su un importante mercato. «Dato che la Svizzera ha abolito tutti le barriere doganali sui prodotti industriali importati nel nostro paese è ingiustificato parlare di mancanza di reciprocità da parte elvetica», sostiene FH in una dichiarazione raccolta da Keystone-Ats. «Se si tiene conto dei servizi, la bilancia commerciale tra i due paesi è più o meno equilibrata».

La delusione della camera di commercio svizzero-americana - La Camera di commercio svizzero-americana ha espresso il proprio disappunto per i dazi del 39% imposte ai prodotti svizzeri. Un fatto particolarmente deludente alla luce degli «sforzi intensi e costruttivi ai più alti livelli politici e diplomatici». Il governo svizzero e il settore privato hanno «lavorato fianco a fianco per far sì che la Svizzera rimanesse una piazza economica attraente», scrive oggi in una nota la Camera di commercio. L'obiettivo era quello di garantire posti di lavoro, investimenti e la base imponibile nazionale, affrontando allo stesso tempo in modo costruttivo le preoccupazioni degli Stati Uniti in materia di commercio internazionale e investimenti.

L'aliquota tariffaria proposta dal Presidente degli Stati Uniti è particolarmente svantaggiosa per il settore industriale svizzero, soprattutto per le aziende con bassi margini di profitto. I dazi relativamente più bassi concessi ad altre economie occidentali e la forza del franco svizzero aggravano ulteriormente la sfida per gli esportatori svizzeri.

Ci sono tuttavia anche motivi per un «cauto ottimismo». Ieri - ricorda la Camera di commercio - l'amministrazione Trump ha infatti dichiarato di essere aperta a ulteriori colloqui.

Critiche unanimi dai partiti - I partiti svizzeri sono unanimi nel criticare i dazi del 39% imposti dal presidente americano Donald Trump, ma sa sono divisi sulle soluzioni per far fronte alla situazione: c'è chi punta a rafforzamento della competitività delle imprese e chi a una collaborazione più stretta con l'UE.

«L'arroganza del centro-sinistra ha influito» - Il fatto che le tariffe statunitensi siano così alte per la Svizzera è la conseguenza «dell'atteggiamento irresponsabile e arrogante del centro-sinistra», ha indicato stamani l'UDC, interpellata da Keystone-Ats. Il partito cita il ministro della difesa Martin Pfister, che ha chiesto che solo il 10% degli armamenti provenga dagli Stati Uniti, e il co-presidente del PS Cédric Wermuth, che in qualità di alto esponente di un partito di governo ha insultato il presidente degli Stati Uniti con l'espressione "Fuck you Mr Trump". L'UDC chiede al governo di ridurre «in modo massiccio» l'onere per l'economia, con tagli alle imposte e ai regolamenti. Secondo i democentristi allinearsi all'Ue e alla sua «mostruosa burocrazia» sarebbe invece «la cosa più stupida che la Svizzera potrebbe fare». Il Paese dovrebbe invece proseguire sulla strada degli accordi di libero scambio.

«Cooperare con l'UE» - A sinistra, il Partito socialista ritiene che l'annuncio dei dazi statunitensi dimostri ancora una volta che la Confederazione non deve isolarsi sulla scena internazionale: la cooperazione con l'Unione europea è più importante che mai, viene affermato. Secondo il consigliere nazionale Eric Nussbaumer (BL) forse ora ci si rende davvero conto di quello che ha davvero un effetto stabilizzante sul commercio estero della Svizzera.

«Una catastrofe» - Il PLR parla di «una catastrofe e un attacco diretto alla prosperità» del Paese. La politica doganale di Trump rappresenta una rottura con l'affidabilità, il libero scambio e i valori liberali. Secondo il partito il Consiglio federale deve adottare misure «rapide e determinate» per sostenere la competitività delle aziende elvetiche e attenuare i danni economici.

«Nuovi accordi con l'UE» - Il consigliere nazionale ed ex presidente del partito di Centro Gerhard Pfister (ZG) scrive su X che l'unica opzione rimane l'impegno per una cooperazione con altri paesi basata su valori e legittimata democraticamente. La consigliera agli stati Andrea Gmür (LU) rivolgendosi all'UDC si chiede se non sia giunto il momento di concludere nuovi accordi con l'UE, i «partner più vicini, autentici e affidabili».

«Si rinunci agli F-35» - Per Lisa Mazzone, presidente dei Verdi, inginocchiarsi davanti al presidente americano sarebbe «decisamente sbagliato»: a suo avviso ora è necessaria una stretta collaborazione con l'Ue. Le aziende tecnologiche statunitensi dovrebbero essere tassate e la Svizzera dovrebbe annullare l'acquisto dei velivoli F-35 dagli Stati Uniti. Mazzone ha anche chiesto di cancellare il pacchetto di risparmi federali per attutire l'impatto dei dazi.

«Come il gatto con il topo» - Secondo Jürg Grossen, presidente dei Verdi Liberali e consigliere nazionale bernese, Trump «sta giocando al gatto e al topo» con la Svizzera. È urgente tornare al tavolo dei negoziati.

KOF: «Impatto fino a 1% del PIL» - L'imposizione di dazi doganali del 39% rappresenta una chiara escalation della vertenza commerciale fra Stati Uniti e Svizzera e rischia di colpire duramente l'economia elvetica: lo afferma il KOF, il Centro di ricerca congiunturale del Politecnico federale di Zurigo. Con le cosiddette tariffe reciproche del 39% sulle esportazioni di beni elvetici verso gli Stati Uniti e del 15% sull'export dall'UE, nonché una tariffa del 10% sui prodotti farmaceutici provenienti dalla Svizzera, ci si deve aspettare una riduzione significativa del prodotto interno lordo (PIL): a seconda della possibilità di diversione degli scambi e dell'orizzonte temporale si tratterebbe di una flessione compresa tra lo 0,3% e lo 0,6%. Questo costerebbe a ogni cittadino svizzero in media almeno quasi 300 franchi all'anno. «Se anche l'industria farmaceutica fosse soggetta a dazi del 39%, ci si dovrebbe aspettare una forte contrazione del PIL, di almeno lo 0,7%, con una perdita media di reddito di circa 700 franchi per persona all'anno», aggiunge il condirettore del KOF Hans Gersbach, citato in un comunicato odierno. In uno scenario poi caratterizzato da distorsioni nelle catene di approvvigionamento e da un intensificarsi del rallentamento congiunturale mondiale si potrebbe anche superare l'1%, con un rischio di recessione.

«Il Consiglio federale deve trattare» - Il presidente dell'Unione sindacale svizzera (USS), Pierre-Yves Maillard, si dice preoccupato per l'annuncio dei dazi da parte degli Stati Uniti e invita il Consiglio federale a fare tutto il possibile per trovare una soluzione migliore. «Questo annuncio è preoccupante per l'industria delle esportazioni e per l'occupazione in Svizzera. Il Consiglio federale è ora chiamato a fare tutto il possibile nei prossimi giorni per trovare una soluzione migliore per la Svizzera e deve informare le parti sociali delle sue intenzioni in modo rapido e prioritario».

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COMMENTI
 

Lucio30 2 mesi fa su tio
Basta USA andiamo in Cina che sono molto più intelligenti degli americani

Roger1980 2 mesi fa su tio
Ripristiniamo, completamente, il segreto bancario per i cittadini USA e vediamo se non riusciamo ad arrivare a zero, con di dazi...

Hannoveraner 2 mesi fa su tio
Sono pienamente d'accordo con Trump

Lucio30 2 mesi fa su tio
Risposta a Hannoveraner
Fenomeno

PeterTIO 2 mesi fa su tio
Può benissimo darsi che Trump non abbia firmato gli accordi semplicemente perché si è dimenticato (data la rilevanza internazionale che egli attribuisce alla Svizzera) . Tra una settimana dopo qualche farfugliamento li metterà al 15% Quest uomo viene preso troppo seriamente

Linette 2 mesi fa su tio
Forse è ora che le nostre tasse vengano utilizzate e spese in Svizzera. Cari politici ricordatevi che siete purtroppo stati eletti da noi e che percepite indennità pagate da noi

Jocaalje 2 mesi fa su tio
Risposta a Linette
👌👍

Jocaalje 2 mesi fa su tio
Trump fa bene con noi svizzeri. Perché? Perché un obbiettivo importante per lui è il dimezzamento dei prezzi dei prodotti farmaceutici dove la Svizzera se ne approfitta da noi internamente e negli USA. Che ci serva da lezione

Gäbri 2 mesi fa su tio
Considerato che qualche settimana fa è scoppiato il caso F35, dove gli yankees non rispettano più il prezzo pattuito, ecco servita su un piatto d’argento l’occasione per rinunciare all’acquisto di quei bidoni volanti che, non solo i precitati potrebbero impedire di volare grazie ad un software segreto, ma che nell’arco dei trent’anni previsti per il loro impiego, costerebbero ulteriori paccate di miliardi in manutenzione, sempre a favore di chi ci sbatte la porta faccia.

Patty 2 mesi fa su tio
eppoi perché la svizzera non dovrebbe mettere anche lei dei sazi nei confronti degli stati uniti? dente per dente...

gattoesaltato 2 mesi fa su tio
Risposta a Patty
per il semplice fatto che la Svizzera come tutte le economie mondiali da sempre dipendono dagli U.S., la Svizzera poi non ha materie prime e quindi la sola piazza finanziaria non è d'aiuto, deve sempre dipendere dall'estero e come tutti sempre in qualche modo dagli Stati Uniti

Patty 2 mesi fa su tio
Trump ci vuole tutti ai suoi piedi e i nostri politici calano sempre le braghe. vergogna! mai un po' di coraggio!

OrsoTI 2 mesi fa su tio
Se eravamo in UE questo problema non l’avevamo. Boicottiamo i prodotti americani. Apple, dell, palmolive, mc donald, cocacola, unilever e via di seguito

MR81 2 mesi fa su tio
Risposta a OrsoTI
Ma Ne avremmo avuti molti di più… sul boicottaggio ti do ragione

Jocaalje 2 mesi fa su tio
Risposta a OrsoTI
😂😂😂 SIAMO FORMICHE

Romoletto 2 mesi fa su tio
Risposta a OrsoTI
Ne avevamo degli altri e peggiori.

tbq 2 mesi fa su tio
Risposta a OrsoTI
Se eravamo in UE avremmo avuto lo stesso problema, e in più avremmo dovuto raddoppiare l'IVA e versare la differenza a Bruxelles, pagare miliardi l'anno all'UE e sottoporci alla sua elefantiaca burocrazia. Il solo aumento obbligatorio dell'IVA per raggiungere il minimo imposto dall'UE avrebbe avuto più impatto dei dazi. Bella trovata.

Ljn 2 mesi fa su tio
Mi chiedo perché il resto del mondo non volti le spalle agli USA finché c’è quel presidente. Anziano capriccioso e poco intelligente. Non rimarrebbe a lungo. L’America isolata dal resto del mondo è il modo migliore per risolvere velocemente questo scenario assurdo e ridicolo.

PensoPositivo123456 2 mesi fa su tio
Risposta a Ljn
Mi domando la stessa cosa.

Busca 2 mesi fa su tio
La Svizzera ha già dimostrato in passato di saper reagire; pensiamo solo al cambio EUR/CHF passato da 1.6 a 0.9. Ciononostante, l’economia svizzera ha saputo prosperare (non dimentichiamo che il mercato basato sull’EUR era ben più importante del mercato americano). Anche la popolazione svizzera può fare la sua parte boicottando i prodotti USA.

Cavra 2 mesi fa su tio
senza gli Usa sarebbe un mondo migliore. la speranza è l'ultima a morire. guardiamo ad est..che sono avanti, altro che ...

PensoPositivo123456 2 mesi fa su tio
Risposta a Cavra
Infatti, non capisco perché non dovremmo indirizzare ancora di più ad un economia verso Cina, India, paesi Arabi, e Asia in generale. È davvero così imponente il potere degli USA?

gattoesaltato 2 mesi fa su tio
Risposta a PensoPositivo123456
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli USA sono emersi come una delle due superpotenze mondiali, praticamente intatti sul proprio territorio mentre Europa e Asia erano devastate, questo ha permesso loro di stabilire un nuovo ordine internazionale attraverso istituzioni come l'ONU, NATO, FMI e Banca Mondiale. Il dollaro è diventato la valuta di riserva mondiale dal 1944 (accordi di Bretton Woods) Wall Street è il centro finanziario globale più importante Le multinazionali americane dominano settori chiave (tecnologia, intrattenimento, energia) Il mercato interno USA è il più grande e ricco del mondo. Internet, i semiconduttori, i sistemi operativi, i social media e gran parte della tecnologia che usiamo quotidianamente è di origine americana o dipende da standard americani. Con oltre 700 basi militari nel mondo e un budget della difesa superiore ai successivi 10 paesi messi insieme, gli USA garantiscono (o minacciano) la sicurezza globale. Questi sono solo alcuni piccoli aspetti del perché loro possono e gli altri stanno a cuccia e fanno i bravi ragazzi. In Svizzera poi, non ci sono materie prime e si dipende per tutto dall'estero.

gattoesaltato 2 mesi fa su tio
Risposta a PensoPositivo123456
sempre per la stessa ragione, anche la Cina è interdipendente con gli Stati Uniti e chiunque sa di non avere via di scampo per cui per quanto Trump piaccia o meno, se ne devono fare tutti una ragione.

Equalizer 2 mesi fa su tio
Risposta a gattoesaltato
Gli USA sono diventati la potenza che sono perché molto più deregolamentati dell'Europa, la metà dei successi USA degli ultimi 60 anni proviene da gente emigrata dall'Europa e altre nazioni dove non si poteva dare sfogo alle proprie capacità, idee anche sogni se del caso. le nazioni europee si sono sempre inventati regole su regole per proteggere le loro grandi industrie annientando così migliaia di imprenditori che sono appunto emigrati dove si poteva fare impresa. La colpa è solo dei nostri governi.

Equalizer 2 mesi fa su tio
Risposta a Equalizer
E per essere chiari, l'Europa che come idea 30 anni fa piaceva anche a me, non è stata capace di togliersi il vizio, ossia tu fai una Start up in un qualsiasi stato europeo poi la vuoi spostare in un'altra nazione ma ti bloccano perché ci sono altre regole, e questo è un macigno sullo sviluppo e la creazione d'impresa che negli USA non esiste. L'Europa unita esiste solo sulla carta e quando si tratta di pagare ma non sono mai riusciti a a farla entrare nella tesa delle persone perché molto iniqua, anche negli states c'è competizione fra gli stati ma il 4 luglio tutti si ricordano di essere americani, qua in Europa non esiste ne una data ne una coscienza per un evento del genere, fintanto che non si creerà questa amalgama non ci sarà un futuro coeso.

Romoletto 2 mesi fa su tio
Gli amici americani..
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