Gettati nell'oceano (anche dalla Svizzera) e poi dimenticati

Sono circa 7'400 i barili di scorie nucleari, provenienti dal nostro paese, gettati nell'Atlantico negli anni '70. Aline Trede, consigliera nazionale dei Verdi, chiede a Berna di occuparsene co-finanziandone la ricerca
BERNA - Come se la cava la Svizzera con lo smaltimento dei rifiuti? In generale, molto bene. Quando si parla di carta, cartone, scarti in alluminio, batterie e bottiglie in PET, i voti sono alti. Meno bene sono andate però le cose in passato quando a dover essere smaltite erano scorie ben più delicate, come lo sono quelle radioattive. Si parla di un momento della nostra storia, come riportato dalla NZZ am Sonntag, che è riemerso grazie al lavoro di un team di ricerca francese, che durante una spedizione ha rintracciato sul fondo dell'Oceano Atlantico migliaia di barili d'acciaio. E alcuni di questi arrivano proprio dalla Svizzera.
Perché in quegli anni '70, l'entusiasmo verso il nucleare e la sensibilità sullo smaltimento delle scorie che questo generava non erano soliti muoversi a braccetto. Numerosi erano infatti i Paesi che erano soliti sbarazzarsi dei residui delle centrali nucleari sigillandoli nei barili per poi gettarli nelle profondità dell'oceano. Barili come quelli fotografati dal team francese. Alcuni divenuto il domicilio degli anemoni di mare, altri danneggiati - se non corrosi - dall'azione delle correnti e del tempo.
Cifre alla mano, scrive il domenicale, sono circa 7'400 i barili che provengono dalle centrali svizzere. Da siti come quelli di Lucens (che ebbe vita brevissima), di Beznau e di Mühleberg. E in termini di radiazioni, quella elvetica è la seconda presenza più elevata in quelle acque. Solo il Regno Unito ha "contribuito" maggiormente a quell'inquinamento, ormai vecchio di oltre mezzo secolo.
L'obiettivo della spedizione francese, salpata attorno alla metà di giugno, è in particolare quello di rintracciare le scorie e mappare la loro presenza. Perché alcune delle zone in cui i barili furono scaricati è oggi sconosciuta. Anche perché, quando il livello di radiazioni sulle navi superava il livello di guardia, ponendo quindi un rischio per l'equipaggio, quei contenitori venivano lanciati in acqua senza tanti complimenti.
In passato, la Svizzera ha avuto un ruolo attivo in diverse missioni di ricerca. E oggi, una consigliera nazionale dei Verdi, Aline Trede, auspica che Berna torni a prendersi quella responsabilità dopo aver voltato lo sguardo dall'altra parte per molti anni. «È arrivato il momento di farsi carico di questa eredità», afferma Trede, che intende presentare una mozione per spingere il governo federale a co-finanziare i futuri sforzi in questo senso.