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BERNA

Vetrine distrutte, barricate e 18 poliziotti feriti: ma alla fine chi paga?

Il bilancio della manifestazione non autorizzata pro-Palestina avvenuta sabato scorso a Berna. Le autorità: «Bisogna vietare i movimenti di estrema sinistra».
BRK News
Fonte NZZ
Vetrine distrutte, barricate e 18 poliziotti feriti: ma alla fine chi paga?
Il bilancio della manifestazione non autorizzata pro-Palestina avvenuta sabato scorso a Berna. Le autorità: «Bisogna vietare i movimenti di estrema sinistra».

BERNA - 18 poliziotti feriti, vetrine distrutte, oltre 500 persone controllate e locali pubblici dati alle fiamme. Il triste bilancio della manifestazione pro-Palestina non autorizzata che si è svolta sabato scorso, 11 ottobre a Berna, ha riacceso i riflettori su un tema complesso: chi apre il borsellino per riparare i danni per migliaia di franchi causati dai manifestanti?

Il bilancio della polizia - Secondo la Polizia della capitale, sono stati infatti 57 gli edifici pubblici danneggiati. Alcuni manifestanti saranno denunciati: tra i reati ipotizzati vi sono il danneggiamento, la violazione di domicilio, le lesioni personali e l'incendio intenzionale.

Sull'evento è intervenuta anche la Federazione svizzera dei funzionari di polizia (FSFP), che «condanna con la massima fermezza» le gravi violenze. «Chi attacca la polizia attacca l’ordine pubblico e, quindi, l’intera società. Atti simili non possono restare impuniti», dichiara la FSFP, chiedendo nel contempo «pene esemplari per i manifestanti violenti».

Chi è responsabile? - Già oggi esistono norme significative in materia. Il diritto civile, ad esempio, prevede la responsabilità di chi causa un danno materiale. Tuttavia, l’illecito – come nel caso del lancio di un sasso – deve essere dimostrato: la semplice partecipazione a una manifestazione non costituisce di per sé una prova di colpevolezza.

Il passaggio dalla teoria alla pratica, però, non è così semplice. Durante le manifestazioni, specialmente quelle non autorizzate, la situazione è spesso così confusa da non permettere di identificare i responsabili.

Misure limitate - In molti Cantoni la legge consente già di addebitare i costi sostenuti dalle forze di polizia. Tuttavia, come ricorda la Nzz, l’efficacia di questa misura è limitata. L’esempio? Nel 2023, a Berna, alcuni partecipanti a una manifestazione contro le misure anti-Covid sono stati perseguiti per il rimborso delle spese di polizia. Ciò non ha però comportato alcun alleggerimento del carico fiscale per i contribuenti; al contrario, l’intero procedimento si è rivelato più oneroso delle somme incassate. Sono stati infatti addebitati importi compresi tra 200 e 1.000 franchi, a fronte di costi complessivi stimati intorno a 200.000 franchi.

Philippe Müller, direttore della sicurezza del Cantone di Berna, ha invece chiesto un intervento più severo contro i gruppi di estrema sinistra. «La portata della violenza è stata maggiore rispetto alle manifestazioni precedenti. Non aveva nulla a che vedere con lo scopo dichiarato: la pace», ha spiegato alla Nzz. «Abbiamo avuto a che fare con violenza di estrema sinistra e antisemitismo di estrema sinistra. E ora, dobbiamo prendere provvedimenti contro questo fenomeno».

«Vietare alcuni movimenti» - E ancora: «È necessario vietare i movimenti di estrema sinistra. I servizi segreti dovrebbero avviare indagini in tal senso, così da poter monitorare questi gruppi anche attraverso strumenti come le intercettazioni telefoniche. Occorre inoltre poter intervenire con maggiore severità nei confronti di chi partecipa a manifestazioni vietate».

La partecipazione «dovrebbe essere qualificata giuridicamente come reato e sanzionata con pene adeguate. Queste persone devono poter essere trattenute in custodia cautelare, misura che, oggi, risulta quasi impossibile da applicare. Sabato sono state arrestate oltre 500 persone, ma la polizia ha dovuto rilasciare quasi tutti nel giro di poche ore».

Cosa dice la legge - La legislazione svizzera prevede che il Consiglio federale possa vietare organizzazioni e gruppi che promuovono, propagandano o sostengono in modo diretto o indiretto attività di carattere terroristico o estremista violento. Si tratta di un divieto dalla durata limitata e deve essere rinnovato ogni cinque anni.

In questo modo, l’appartenenza o il sostegno a organizzazioni terroristiche risulterebbero più facilmente perseguibili penalmente. Inoltre, anche gli appelli a partecipare a manifestazioni promossi da gruppi vietati potrebbero configurarsi come reato.

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