Condizionatori accesi anche tutta la notte: «Ma con la coscienza pulita»

Gli esperti sfatano alcuni miti sull’impatto ambientale degli impianti di climatizzazione: «I più dannosi non sono più in commercio».
ZURIGO - La morsa del caldo, malgrado una pausa di qualche giorno, dovrebbe tornare a stringere la Svizzera a partire dalla prossima settimana. E con le temperature continuano a salire anche la febbre da condizionatore. Che sia l’ufficio oppure la camera da letto, i dispositivi elettrici sono gli unici che portano un po’ di sollievo nella calura estiva.
Eppure il condizionatore non ha vita facile. Ogni anno, con i primi giorni di canicola, deve infatti affrontare anche una buona dose di scetticismo e critiche. Già perché non è ancora riuscito a liberarsi dell'etichetta “killer del clima”. L’elevato impatto ambientale e l'importante consumo di energia di questi dispositivi impediscono a molte persone di farne uso.
Alcuni esperti però hanno deciso di sfatare alcuni miti. Premessa importante: tutto dipende dal tipo di condizionatore. Stefan Reimann, ricercatore sui gas climatici presso il Laboratorio Federale Svizzero per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali (Empa), ha spiegato alla SonntagsZeitung che refrigeranti come il butano o il propano non sono problematici. «Oggi è possibile far funzionare un impianto di condizionamento d'aria a casa propria con la coscienza pulita se si utilizza uno di questi due refrigeranti».
In passato la situazione era diversa. I vecchi sistemi di climatizzazione utilizzavano refrigeranti estremamente dannosi per il clima, con un impatto fino a 3mila volte superiore a quello della CO₂. I più dannosi sono stati ormai messi al bando. Tuttavia, anche i refrigeranti attualmente in uso, come l’R-32, continuano a rappresentare un problema: il suo potenziale effetto serra è 750 volte superiore a quello della CO₂. Secondo i calcoli di Reimann, un solo chilogrammo di questo gas equivale alle emissioni generate da un’auto che percorre 20 volte il tragitto tra Zurigo e Berna, andata e ritorno. Queste sostanze diventano particolarmente nocive quando si disperdono nell’atmosfera a causa di perdite. In media, un impianto perde ogni anno circa l’1% del proprio refrigerante.
E per quanto riguarda il consumo di elettricità? Anche su questo punto gli esperti si mostrano rassicuranti. Tuttavia, un impianto di climatizzazione destinato al soggiorno richiede comunque una quantità significativa di energia. «Parliamo di circa 3-7 kilowattora al giorno», spiega Cordin Arpagaus, esperto di sistemi di refrigerazione presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera orientale. «È all'incirca cinque volte l'energia necessaria per un ciclo di lavaggio di una lavastoviglie moderna».
Altro aspetto importante: i condizionatori vengono usati in estate quando gli impianti fotovoltaici funzionano a pieno regime. «In queste giornate di sole, l'elettricità tende a essere eccessiva a causa dell’energia solare», spiega Arpagaus. «Oggi si può installare l'aria condizionata con la coscienza pulita». Anche se si lascia acceso il climatizzatore durante la notte, non è il caso di sentirsi in colpa dal punto di vista climatico. È vero che di notte i pannelli solari non producono energia, ma, come spiega Arpagaus, «è possibile utilizzare l’elettricità accumulata durante il giorno in batterie o serbatoi di accumulo temporaneo».