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SVIZZERA

«Una missione impossibile»

Per uno studio dell'ETH lo stoccaggio CO2 nel sottosuolo svizzero non è realizzabile. Ecco perché
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Fonte Ats
«Una missione impossibile»
Per uno studio dell'ETH lo stoccaggio CO2 nel sottosuolo svizzero non è realizzabile. Ecco perché
ZURIGO - Lo stoccaggio permanente di CO2 nel sottosuolo elvetico tramite mineralizzazione in situ non è realizzabile né a breve né a lungo termine, prima di tutto per ragioni geologiche, ma anche ambientali (consumi enormi di acqua), economici (fi...

ZURIGO - Lo stoccaggio permanente di CO2 nel sottosuolo elvetico tramite mineralizzazione in situ non è realizzabile né a breve né a lungo termine, prima di tutto per ragioni geologiche, ma anche ambientali (consumi enormi di acqua), economici (finanziamento) e sociali (scetticismo della popolazione). È quanto emerge da uno studio del Politecnico federale di Zurigo (ETH) che, a suo dire, per la prima volta ha condotto un'indagine di fattibilità nel territorio alpino nazionale. Altri metodi di stoccaggio paiono più promettenti.

Come si evince dalla pubblicazione di Adrian Martin e colleghi sulla rivista Swiss Journal of Geosciences, gli studiosi dell'Energy Science Center (centro di scienze dell'energia) dell'alta scuola hanno individuato regioni che, teoricamente, per composizione, profondità e temperatura delle loro rocce avrebbero potuto essere siti di stoccaggio di anidride carbonica: si tratta delle aree di Arosa (GR), delle alte Mattertal e Saastal (in Vallese, tra Zermatt e Saas-Fee) e delle alte valli di Hérens e Anniviers (pure in Vallese, tra Evolène e Zinal).

La roccia in queste regioni a priori si presta a quella che tecnicamente viene definita mineralizzazione in situ dell'anidride carbonica: questa viene disciolta in acqua, poi iniettata nel sottosuolo. Dopo un processo chimico, la CO2 si combina spontaneamente con calcio e magnesio e forma rocce carbonatiche bianche, come il calcare.

Ostacoli insormontabili - I problemi geologici in vista di uno stoccaggio sarebbero però considerevoli: ad esempio, gli strati rocciosi fortemente piegati e le faglie tettoniche nel sito del Vallese romando costituiscono un grave ostacolo tecnico; le rocce dell'Alto Vallese non si prestano a questa geotecnologia tra l'altro perché sono state trasformate in passato da alte pressioni e temperature, le quali hanno fatto si che ora contengono già molti minerali carbonatici.

Citato in una nota odierna dell'ETH, Martin insiste poi su un grosso inconveniente: lo stoccaggio di una tonnellata di CO2 richiederebbe circa 25 tonnellate di acqua. Ma non è tutto: "Ci sono anche ostacoli economici e sociali: chi copre i costi? Come superare lo scetticismo degli abitanti che temono, ad esempio, l'inquinamento delle acque? Quale deve essere la regolamentazione legale?"

"Conclusione dei ricercatori: lo stoccaggio permanente di CO2 attraverso la mineralizzazione in situ in Svizzera non è fattibile a breve termine e sembra inadatto anche a lungo termine", recita il comunicato.

Cercare alternative - Gli esperti invitano dunque a riflettere ad altri metodi, come lo stoccaggio in aquiferi salini, formazioni rocciose formate da rocce porose e permeabili che contengono acqua salata. Thanushika Gunatilake, ex ricercatrice all'ETH oggi professoressa assistente presso la Vrije Universiteit (letteralmente libera università) di Amsterdam, uno dei due grandi atenei della capitale olandese, ha compiuto simulazioni digitali "promettenti" sull'area del quartiere Triemli di Zurigo, nella regione occidentale della città. Un'altra alternativa è lo stoccaggio tramite mineralizzazione in situ, ma all'estero: il progetto DemoUpCARMA, nell'ambito del quale CO2 è stata trasportata e poi mineralizzata in Islanda ha funzionato.

Secondo l'ETH non si scappa: per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, la Svizzera deve si realizzare la svolta energetica - nei settori di elettricità, riscaldamento o mobilità - ma deve pure disporre di tecniche per stoccare permanentemente anidride carbonica di emissioni che è difficile o impossibile evitare, come quelle degli impianti di incenerimento dei rifiuti.

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