"Paracetamol challenge": un allarme lanciato troppo presto?

Le autorità svizzere sono subito corse al riparo contro la sfida diventata virale sui social. Alcuni esperti però criticano questa scelta.
BERNA - Ingurgitare il massimo quantitativo possibile di questo farmaco – ottenibile anche senza prescrizione - con l'obiettivo di essere ricoverati. Questa la nuova sfida sui social (TikTok in primis) che sta preoccupando le autorità svizzere.
Negli scorsi giorni i rispettivi farmacisti cantonali hanno lanciato l'allarme affinché le farmacie prestino particolare attenzione alla vendita del farmaco ai più giovani. «Attualmente - aveva spiegato il farmacista cantonale ticinese Giovan Maria Zanini - non si sono registrati ricoveri in Svizzera dovuti alla sfida. L’informazione ha uno scopo preventivo».
Il paracetamolo, presente in particolare nel Dafalgan, è pericoloso per la salute se si supera una certa quantità (superiore a 4 grammi al giorno per un adulto). Oltre questa soglia, si rischia un'intossicazione del fegato che può portare a un'insufficienza epatica acuta irreversibile. Ulteriori sovradosaggi possono avere conseguenze drammatiche senza un intervento rapido del medico.
Eppure, secondo il quotidiano «24heures», al momento non ci sono prove che questa tendenza sia già diffusa in Svizzera. Alcuni esperti ora criticano l’avvertimento frettoloso delle autorità.
La cosiddetta Paracetamol Challenge è infatti apparsa ripetutamente sui media dal 2015. Già all'epoca i giornali britannici avevano parlato di una possibile diffusione sui social network come Facebook e Instagram. L'ultima volta che la polizia ha emesso un avviso è stato nel 2023, ma senza alcun caso confermato.
Finora non si sono verificati episodi documentati riconducibili a questa tendenza. 20Minuten aveva riportato la storia di un 17enne svenuto dopo aver ingoiato dosi massicce di antidolorifico. Non ci sono però prove che certificano il racconto del giovane.
L'esperto digitale Stéphane Koch ritiene che l'allarme lanciato dalle autorità è stato problematico. «Non ci sono prove concrete che questa sfida stia circolando in Svizzera. I resoconti dei media amplificano la possibile disinformazione e possono quindi attirare ancora di più l'attenzione dei giovani verso questa pratica», ha spiegato a 24Heures.
Anche Olivier Glassey, specialista dei fenomeni digitali all’Università di Losanna, non vede di buon occhio l'attenzione rivolta dalle autorità. Il rischio di una “rinascita virale”, secondo il professore, è alto. «È pericoloso riaccende l'attenzione verso una tendenza dimenticata da anni».
Detto questo il medico cantonale vodese, Karim Boubaker, la pensa invece diversamente. «I rischi derivanti dal consumo di paracetamolo sono spesso sottovalutati. È importante informare i genitori, indipendentemente dal fatto che questa tendenza possa essere dimostrata anche in Svizzera».