Hitzfeld non voleva «mai più essere allenatore»


L'ex allenatore Ottmar Hitzfeld, sula panchina della nostra Nazionale fra il 2008 e il 2014, ha raccontato alcuni episodi delicati della sua vita: «Ho detto di no alla Germania, non stavo bene»
L'ex allenatore Ottmar Hitzfeld, sula panchina della nostra Nazionale fra il 2008 e il 2014, ha raccontato alcuni episodi delicati della sua vita: «Ho detto di no alla Germania, non stavo bene»
BERLINO - In passato, disturbi di natura mentale hanno impedito a Ottmar Hitzfeld di accettare un incarico come commissario tecnico della Germania, nel 2004. Questo emerge da estratti del libro "Mensch Fussballstar" - che uscirà il 18 agosto, scritto dal giornalista svizzero Andreas Böni - pubblicati dal quotidiano «Bild».
«Per tre giorni sono rimasto quasi sempre a letto a rimuginare. È brutale. Da un lato l’offerta di diventare commissario tecnico della nazionale tedesca è allettante», racconta oggi il settantaseienne Hitzfeld: «Dall’altro ero consapevole che non avevo le forze. Avrei solo voluto tirare la coperta sulla testa e continuare a dormire.» Hitzfeld racconta di dolori alla schiena e problemi di sonno: «È terribile quando all’improvviso non hai più forze».
Ritiro nelle montagne svizzere
Per lui, a causa della situazione psicologicamente e fisicamente pesante, era chiaro «rifiutare l’offerta di diventare commissario tecnico della nazionale tedesca. Per un nuovo lavoro devi essere riposato. E, sinceramente, in quel momento non volevo più essere allenatore».
Per un anno e mezzo Hitzfeld si è ritirato a Engelberg, sulle montagne svizzere, prendendosi una pausa dal "mondo": «Solo quasi tre anni dopo mi sono sentito davvero pronto a tornare a lavorare», ha raccontato. «Da allora, tra l’altro, tengo il cellulare sempre silenzioso. Prima pensavo sempre: ogni messaggio è importante, devo essere reperibile giorno e notte. Quello è stato il più grande errore».
«In quel momento capii: ho bisogno di aiuto»
L’ex allenatore del Borussia Dortmund e del Bayern Monaco ha raccontato un momento particolarmente significativo, un attacco di panico avuto nella sua automobile. «La mia esperienza più importante l’ho avuta in macchina. Improvvisamente ho avuto una fortissima claustrofobia. Ho iniziato a non riuscire a respirare, tutto si stringeva, una sensazione terribile. Solo abbassando i finestrini le cose sono migliorate», ha detto Hitzfeld: «In quel momento ho capito di aver bisogno di aiuto. Ho bisogno di uno psichiatra. Mi ha prescritto delle compresse, degli antidepressivi, che mi hanno aiutato a tranquillizzarmi».
Il suo corpo gli aveva più volte mandato segnali: «Il problema, come allenatore di calcio, è che la tua immagine interna ed esterna spesso non coincidono. In pubblico non puoi e non vuoi mostrare debolezze. Ti tieni tutto dentro», ha scritto il 76enne.
Spesso si ignorano i segnali. «Perché pensi: è impossibile che adesso io non faccia nulla per tre o quattro settimane e mi riposi», ha sottolineato Hitzfeld. «Sei intrappolato. All’epoca, prima del 2004, ho perso lentamente e costantemente le forze: non riuscivo più a staccare».




