«Era una sensazione che non provavo da tanto tempo»



Walter Brughelli è tornato a gareggiare nel circuito mondiale di Freeride: «Diciamo che avevo bisogno di uscire dalla zona di comfort».
Walter Brughelli è tornato a gareggiare nel circuito mondiale di Freeride: «Diciamo che avevo bisogno di uscire dalla zona di comfort».
LOCARNO - Dopo 5 anni d'assenza dal circuito mondiale FWQ, Walter Brughelli è tornato alle competizioni. Grazie al 23esimo posto finale colto nella classifica mondiale, l’asso ticinese del Freeride ha infatti ottenuto i punti necessari per poter partecipare alle migliori gare del circuito, fin dall’inizio della prossima stagione.
In quest’ultimo quinquennio il sopracenerino si è dedicato a progetti Video e di documentaristica, come per esempio il reportage che è stato girato sugli iceberg del Gerenpass.
«In questi anni mi sono concentrato maggiormente sul lato artistico, con l’idea di portare al pubblico un messaggio chiaro di cosa voglia dire essere un “freerider” e spiegare le ragioni dell’importanza di questo legame che abbiamo con le montagne. Sono le nostre maestre di vita e ci insegnano tanto sul funzionamento dei ritmi della natura, ma anche e soprattutto su noi stessi, portandoci a fare delle profonde introspezioni. Dopo l’ultimo documentario girato in Valle Verzasca – dedicato a mio nonno e alla mia compagna Ana Marea Zgraggen, ex campionessa di freeride – mi è però mancata l’ispirazione per realizzare un nuovo progetto. Diciamo che avevo bisogno di uscire dalla zona di comfort, che tanto è importante per potersi ispirare e creare qualcosa di innovativo, quella spinta per adattarsi a terreni distinti e condizioni molte volte poco favorevoli, dove bisogna dare il massimo. Di conseguenza ho deciso di tornare alle competizioni».
Dove hai disputato la prima gara?
«Malgrado non avessi più punti nel circuito FWQ, ho deciso l’anno scorso un po’ per scherzo di andare in Norvegia per partecipare a una gara. Mi sono subito sentito benissimo, anche perché oltre ad aver rivisto i miei vecchi amici ho colto un ottimo secondo posto. Quella prestazione mi ha assicurato i punti necessari per poter partecipare alle successive gare a 3 e 4 stelle, risultato che mi ha spinto a tornare a gareggiare seriamente».
E poi?
«Ho preso parte nel mese di febbraio alla prima gara a 3 stelle di Bruson. La neve era poca e il percorso abbastanza noioso, dove tutti facevano la stessa linea, così vedendo una “Wind Lip” sul versante destro della montagna, ho deciso di prenderla girando un Frontside 540, una manovra che nelle gare non si vede praticamente mai. Pensavo di averlo chiuso bene e di essermi reso in generale protagonista di una buona prestazione e invece mi sono piazzato solo settimo. Due giorni dopo ho partecipato alla gara a 4 stelle di Verbier, concludendo al 16esimo rango a causa di un brutto errore, mentre in marzo è stata la volta di Nendaz (3 stelle). In quest’ultima situazione ho sofferto le condizioni difficili della pista, i “cliff” completamente ciechi e la pendenza di alcuni settori di oltre 55 gradi, terminando 23esimo. Volevo poi rifarmi a Jasna (4 stelle) e Valfréjus (4 stelle), ma entrambe le gare sono state annullate».
A quel punto a Brughelli restava una sola gara a 4 stelle a disposizione, in cui aveva bisogno di un posto nella top-5 per assicurarsi i punti necessari per poter partecipare alle migliori competizioni.
«Le cose si stavano mettendo male e l’ultima gara a Ubaye era decisiva. Vista la situazione erano presenti tutti i migliori “riders” in circolazione, per cui ero consapevole di non potermi permettere il minimo errore. Le condizioni della neve erano buone e il terreno pieno di opzioni per poter dare spettacolo. Sapevo che la concorrenza era agguerrita, per cui ho preparato meticolosamente ogni aspetto. Ero il secondo snowboarder a partire, ho preso il primo “cliff” sulla cresta che era uno dei più grandi di tutta la “face” (circa 8 metri), dopodiché sono anche riuscito a effettuare due perfetti “frontside” 360° di fila. Alla fine ho colto un ottimo quarto posto, così come i punti necessari per poter partecipare alle migliori gare e la possibilità di entrare nei Challenger per un posto nel FWT. Aver dato il massimo e aver effettuato al meglio ciò che avevo programmato, mi ha permesso di vivere una sensazione che non provavo da tanto tempo. Futuro? È giunto il momento di ricaricare le batterie, dopodiché inizierò ad allenarmi in vista della prossima stagione. L’idea è di andare a conquistare più punti possibili già quest’estate in Cile».

