Squalifica ad hoc? Pellegrini lontana da Sinner


«La sua vicenda è stata trattata diversamente dal 99% dei casi»
«Io avevo una sveglia con scritto “location form”, per ricordarmi che dovevo aggiornare quotidianamente l’indirizzo per l’antidoping».
«La sua vicenda è stata trattata diversamente dal 99% dei casi»
«Io avevo una sveglia con scritto “location form”, per ricordarmi che dovevo aggiornare quotidianamente l’indirizzo per l’antidoping».
MONTE CARLO - Ancora qualche settimana e Jannik Sinner potrà tornare a giocare: la sua squalifica per il caso-Clostebol è infatti agli sgoccioli. La fine della pena, per l’italiano, non corrisponde però alla fine delle polemiche per il trattamento a lui riservato. È innocente e quindi è stato ingiustamente costretto a patteggiare una condanna? È colpevole e quindi se l’è cavata con una sanzione troppo "comoda"?
La sua sulla vicenda l’ha voluta dire anche Federica Pellegrini, campionessa a cinque cerchi e membro del CIO, che non si è schierata dalla parte del connazionale.
«Jannik è molto amato e dunque viene difeso sotto ogni aspetto, e questo lo trovo giusto - ha spiegato la 36enne a Repubblica - Ma credo che la sua vicenda sia stata trattata diversamente dal 99% dei casi. E perché il caso Sinner deve essere diverso? È questa la mia domanda. E diverso è stato: la soluzione è arrivata solo dopo i ricorsi della WADA. Gli atleti devono fornire un’ora di slot di reperibilità ogni giorno della vita, anche quando sono in vacanza, per consentire all’antidoping di andarli a trovare dovunque siano. Io avevo una sveglia che suonava alle 10 di sera con scritto location form, per ricordarmi che dovevo aggiornare ogni volta l’indirizzo. Quanto alla responsabilità oggettiva rispetto al team, è una mia responsabilità se il fisioterapista usa una crema su di me e poi io risulto positivo. Vale per tutti, non è il caso Sinner a essere strano».








