L'estero? «Più Roma che il Ticino»


I Legnanesi tornano in Ticino nel fine settimana con "Ricordati il bonsai", Enrico Dalceri (Mabilia) ci parla dello spettacolo e della compagnia
I Legnanesi tornano in Ticino nel fine settimana con "Ricordati il bonsai", Enrico Dalceri (Mabilia) ci parla dello spettacolo e della compagnia
CHIASSO - "Ricordati il bonsai" è la nuova avventura de I Legnanesi, che andrà in scena al Cinema Teatro Chiasso sabato 11 ottobre alle 20.30 (mentre la rappresentazione prevista per domenica 12 ottobre alle 17 è stata annullata). È stata l'occasione per scambiare quattro chiacchiere con Enrico Dalceri, che da più di 25 anni veste gli appariscenti panni di Mabilia Colombo.
Le vostre avventure vi hanno portato in giro per il mondo, ma forse mai in una meta tanto remota quanto il Giappone.
«Esatto, è la prima volta che andiamo così lontano. Mitia del Brocco, che scrive i testi degli spettacoli, ha portato la famiglia Colombo in Giappone. Qui c'è questa Carmela, una cara amica, che chiede a Mabilia e ai suoi di accompagnarla a ritirare un'eredità molto cospicua. I Colombo accettano, un po' per amicizia e un po' con il desiderio di diventare ricchi. Laggiù si scontreranno con una cultura diversa dalla loro, ci saranno gag divertenti e incontreranno simpatici personaggi giapponesi. Il finale sarà a sorpresa, ma ci sarà la solita morale della Teresa, che farà commuovere il pubblico parlando di sua mamma. Ecco, è uno spettacolo divertente, tra i più belli che abbiamo fatto finora».
Totò diceva, per definire la spinta creativa alla base della sua comicità: «Io parto dalla fame». Cosa muove invece i Legnanesi? La voglia di diventare ricchi?
«Sì, più che altro vale per la Mabilia. Lei cerca sempre un fidanzato ricco, intelligente, bello e che faccia star bene lei e la famiglia. C'è sempre in loro questa ricerca di essere benestanti, di migliorare la propria condizione economica».
Ricordiamo che la compagnia nasce all'indomani della Seconda guerra mondiale, quando la fame mordeva ancora le caviglie delle persone e il Boom era di là da venire...
«Sì, è esattamente questo».
Anche le rappresentazioni degli spettacoli hanno portato I Legnanesi a girare moltissimo: qual è il posto più "esotico" nel quale vi siete esibiti?
«Per ora siamo arrivati fino a Roma, e già qui abbiamo dovuto adattare un pochettino il nostro linguaggio ai dialetti diversi che abbiamo incontrato. Per noi, questi paesi molto lontani dalla Lombardia sono l'estero (ride, ndr)».
Paradossalmente, per voi è meno "estero" il Ticino di Roma...
«Certo, in Ticino si parla un dialetto che è più o meno il nostro, ci sentiamo a casa».
Avete avuto proposte per altre location per voi insolite?
«Ci hanno chiesto di andare a Napoli e in Sicilia. Avremmo voluto accettare, purtroppo però è molto dispendioso. Noi siamo una compagnia di 45 persone e spostarle tutte, insieme a due bilici di scenografie, diventa un po' complicato. Parlando di estero, ci hanno chiamati una volta in Argentina, dove c'è una comunità molto grande di italiani. Vale lo stesso ragionamento di poco prima».
Lei ha fatto parte del mondo della moda per ragioni professionali, extra-teatrali. Da addetto ai lavori, come giudica il gusto nel vestire di Mabilia? E quello di Teresa e Giovanni?
«Ho fatto parte di questo mondo fino al 2019, ma l'amore per la moda l'ho ancora dentro il cuore. Cerco sempre di creare costumi particolari, frizzanti, senza ispirarmi allo stile del momento. I costumi de I Legnanesi sono, diciamo, tradizionali: quelli di Teresa e Giovanni rappresentano sempre l'Italia degli anni '50 e '60; solo la Mabilia vuole apparire moderna. Però esagera, non avendo una cultura adatta per vestirsi alla moda, e ciò fa ridere. In alcuni balletti si è ispirata a stilisti come Moschino e Dolce & Gabbana, ma sono stati solo degli spunti».
Qual è il segreto della longevità della compagnia?
«È questa nostra semplicità: una comicità sana, divertente e senza volgarità, che piace dal bambino alla persona anziana. È un po' come il mondo di Vasco Rossi: piacciamo a quattro generazioni. Accade perché portiamo in scena il vissuto quotidiano di una famiglia. Chi viene a vederci s'immedesima nei personaggi. È una tradizione che va avanti da 75 anni e, al contempo, i testi di Mitia del Brocco sono aggiornatissimi».
Nel 2024 è stato ospite di The Voice Senior, presentando "L'immensità" di Don Backy. Cosa ricorda di quell'esibizione? L'emozione l'ha forse frenata?
«Eh sì, quello non è il mio mondo. Mi è sempre piaciuto cantare e mi sono buttato. Ma la telecamera mi fa sempre più soggezione rispetto al teatro. Io, Antonio e Italo siamo animali da palcoscenico. In quell'occasione ce n'erano 7-8 di telecamere: una vera giungla, mi sono emozionato. Ma il ricordo è stato bellissimo: con Antonella Clerici il rapporto è stato veramente umano, familiare, anche dietro le quinte. Lei è fantastica, molto brava e preparata».
I Legnanesi non si fermano mai: cosa verrà dopo "Ricordati il bonsai"?
«Stiamo preparando il nuovo spettacolo, dal titolo "I promossi sposi", che ritornerà in scena dopo 60 anni al Teatro Manzoni di Milano. Appuntamento dall'8 gennaio al 22 febbraio. E poi con la tournée verremo anche in Ticino, non vi preoccupate».