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Abusò sessualmente di una bambina di nove anni: «Ha offerto soldi ai genitori per evitare la denuncia»

Chiesti quattro anni di carcere per un 24enne ticinese che sull'arco di tre anni ha costretto una bambina a subire numerosi atti sessuali.
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Abusò sessualmente di una bambina di nove anni: «Ha offerto soldi ai genitori per evitare la denuncia»
Chiesti quattro anni di carcere per un 24enne ticinese che sull'arco di tre anni ha costretto una bambina a subire numerosi atti sessuali.

LUGANO - Avrebbe abusato sessualmente di una bambina che aveva tra i nove e i 12 anni il 24enne ticinese oggi alla sbarra alle Assise criminali di Lugano. Il giovane ha agito tra il 2020 e il 2023 all'interno di una stalla situata nel Locarnese, dove era solito trascorrere le vacanze estive.

Secondo la pubblica accusa il 24enne, che allora aveva tra i 19 e i 22 anni, avrebbe costretto la bambina a baci con la lingua, masturbazioni e rapporti orali in almeno 31 occasioni. Lui ha ammesso interamente i fatti, sostenendo però che ci sarebbero stati meno episodi, «tra i 15 e i 20».

Le ipotesi di reato a suo carico sono di ripetuti atti sessuali con fanciulli, ripetuta coazione sessuale, ripetuta pornografia dura e molestie sessuali.

La pubblica accusa ha chiesto una pena di quattro anni di carcere, più un trattamento terapeutico ambulatoriale, mentre la difesa ha chiesto una pena interamente sospesa con la condizionale. La sentenza è attesa per le 16 odierne.

«Mi vergogno» - «Era una cosa più grande di me. So che ciò che ho fatto è gravissimo e me ne vergogno», ha detto l'imputato in aula. Il giovane ha quindi dichiarato di non aver mai usato violenza fisica sulla vittima, «so però che era una bambina, e che quindi bastava chiedere le cose a parole per ottenerle».

«Le foto le ha mandate lei» - In corso di inchiesta è stato poi appurato che l'imputato ha visionato sul proprio telefonino almeno dieci immagini della vittima nuda o in biancheria intima. «Le foto me le ha mandate lei spontaneamente, chiedendomi se potevo dare una valutazione. So però che avrei dovuto dirle subito di non inviare immagini del genere», ha affermato il 24enne.

Una versione, questa, che contrasta con quella della minore. «La vittima ha riferito che lei le aveva chiesto di inviargli immagini e video, se no avrebbe raccontato quello che era successo», ha osservato il giudice Paolo Bordoli. «Le ho chiesto di inviarmi una sola foto, dopo che lei me ne aveva già mandate alcune, ma non ho detto che avrei raccontato tutto», ha replicato lui.

Nel giovane il perito psichiatrico ha rilevato un disturbo di personalità misto con tratti immaturi e narcisisticamente fragili. Il pericolo di recidiva è stato valutato come medio.

A prendere la parola è quindi stata la pubblica accusa.

«Un trauma con cui dovrà convivere forse per sempre» - «L'imputato ha leso l'integrità e lo sviluppo sessuale e psichico di una bambina, che dovrà convivere per lungo tempo, forse per sempre, con le conseguenze di questa esperienza traumatica», ha detto la procuratrice pubblica Petra Canonica Alexakis. «Ha approfittato della sua posizione di fragilità e inferiorità, senza permetterle in alcun modo di difendersi e agendo per soddisfare il proprio piacere sessuale e realizzare determinate fantasie erotiche».

«È andato dai genitori per evitare la denuncia» - In aula è poi emerso che la denuncia è partita dopo che ad aprile 2023 la vittima ha inviato un messaggio all'accusato, dicendo che quegli atti dovevano finire. «Se non avesse inviato quel messaggio, tutto questo sarebbe continuato e, visto il trend, non è difficile immaginare fin dove si sarebbe spinto. E se il ragazzo è poi andato a parlare con i genitori della vittima, offrendo loro dei soldi, è stato solo per evitare in extremis una denuncia penale».

Un rapporto di fiducia - La procuratrice ha poi sottolineato che il 24enne era amico della famiglia della minore: «La bambina lo conosceva da tempo e aveva instaurato con lui un rapporto di fiducia e di amicizia».

Per quanto riguarda le 31 occasioni in cui sarebbero avvenuti gli abusi è inoltre stato precisato che «in ognuna di queste potevano avvenire più atti sessuali. E va detto che l'accusato, in corso di inchiesta, aveva inizialmente cercato di sminuire drasticamente il numero di atti, parlando in prima battuta di "al massimo cinque occasioni", cifre poi adattate in crescendo mano a mano che la minore ricostruiva i fatti. Non vi è quindi nessun motivo di discostarsi dalle 31 occasioni da lei quantificate».

«Vi è stata costrizione, non aveva via di uscita» - Canonica Alexakis ha quindi evidenziato che la minore «aveva solo nove anni al momento dei primi atti. E l'imputato sapeva benissimo che quegli atti erano sessuali e unicamente finalizzati all'ottenimento del proprio piacere sessuale».

Per quanto concerne invece la coazione sessuale: «Vi è stata costrizione, il 24enne ha tenuto con forza la testa della vittima per baciarla e per farsi praticare sesso orale. Allo stesso modo le ha tenuto la mano per farsi praticare una masturbazione».

La bambina, in definitiva, «si trovava in una situazione senza via di uscita. Non erano certo pretendibili da lei atti di forza o opposizioni vere e proprie, vista la superiorità fisica dell'accusato e la pressione psicologica esercitata».

«Per lui era una preda» - «Comportamenti come questi lasciano il segno», ha convenuto l'avvocato Carlo Borradori, rappresentante legale della famiglia della vittima. «L'imputato ha commesso dei fatti gravissimi, perpetrati sull'arco di ben tre anni. Non c'è stato un raptus, per lui la giovane vittima era una preda. Ha giocato con questa bambina, sfruttando la sua inesperienza e la sua curiosità». Borradori ha quindi chiesto che sia ordinato il divieto assoluto di avvicinarsi alla vittima.

Un QI «al limite della deficitarietà» - La difesa, dal canto suo, ha chiesto una pena «contenuta» e che possa essere interamente sospesa con la condizionale.

«Il mio assistito è un giovane uomo che ha un quoziente intellettivo basso, al limite della deficitarietà, che lo ha portato a sviluppare tratti immaturi», ha premesso l'avvocato Chiara Villa.

«Non era lì ogni weekend» - Affrontando il tema del numero di occasioni in cui sono avvenuti gli atti sessuali, l'avvocato ha poi dichiarato che «rispetto alle tre estati in questione l'imputato ha affermato di non essersi recato tutti i weekend nella località in esame». Per questo motivo non si potrebbe escludere che gli episodi siano numericamente minori.

Si nega poi l'episodio di molestie. «Il mio assistito aveva sollevato la minore per farle vedere cosa c'era oltre un muro e poi l'ha fatta scendere facendola scivolare. Non c'è stato un toccamento intenzionale del sedere».

«Non si è nascosto» - La difesa ha infine sottolineato che il 24enne «non si è nascosto, fin dal primo verbale si è detto pentito e ha riconosciuto le sue responsabilità. Da oltre due anni sta inoltre seguendo un percorso terapeutico».

«Pagherò ed è giusto» - L'ultima parola è quindi andata all'accusato. «Mi pento pesantemente di quello che ho fatto, sia per la vittima che per la sua famiglia. Pagherò ed è giusto. Non ci sono parole per descrivere quello che ho fatto».

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