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Don Rolando Leo: la difesa chiede la scarcerazione immediata

«Gli episodi sono meno numerosi. E l'imputato è consapevole del dolore inferto», ha dichiarato l'avvocato Marco Masoni. «Chiedo perdono e provo vergogna», ha detto il prete.
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Don Rolando Leo: la difesa chiede la scarcerazione immediata
«Gli episodi sono meno numerosi. E l'imputato è consapevole del dolore inferto», ha dichiarato l'avvocato Marco Masoni. «Chiedo perdono e provo vergogna», ha detto il prete.

LUGANO - Un anno di carcere, per Don Rolando Leo, è sufficiente. Lo ritiene la difesa del sacerdote, che ha proposto una pena massima di tre anni di detenzione parzialmente sospesa con la condizionale, e che il periodo di espiazione non superi la carcerazione finora sofferta. Di fatto, quindi, viene chiesta la scarcerazione immediata.

La sentenza è attesa per le 18 odierne.

«Don Leo ha agito in maniera scellerata, commettendo atti odiosi», ha esordito l'avvocato Marco Masoni. «Per questi ragazzi era una guida spirituale e un docente, ma ha dimostrato un'incapacità di dare un freno alle sue pulsioni sessuali».

«Oggi è consapevole» - Nonostante ciò, secondo la difesa, il sacerdote è ora consapevole della gravità del suo agire. «"C'era un massaggio, ma in fondo c'era la ricerca di un mio piacere", ha dichiarato. Quindi ciò che dice la procuratrice, che non è consapevole dei fatti, non è vero. Forse non lo era all'epoca e magari non al momento del suo arresto, ma oggi lo è», ha sottolineato Masoni.

«Meno episodi, e l'intensità è stata minima» - Una parte dei fatti, inoltre, viene contestata. «Il numero di episodi è leggermente inferiore. E, ad eccezione della vittima principale, solo in pochi casi vi è stato lo sfioramento dei genitali. L'intensità di questi atti, inoltre, è stata minima, tanto che alcuni giovani nemmeno li hanno percepiti. Un ragazzo, inoltre, ha escluso di aver subito degli abusi, dicendo che se fosse successo se ne sarebbe accorto, mentre un altro, che si è trasferito all'estero, è stato inserito nell'atto d'accusa senza nemmeno essere sentito». In virtù del principio in dubio pro reo la difesa ha quindi chiesto il proscioglimento del 56enne da alcuni degli episodi imputati.

«Deve affrontare anche il giudizio mediatico e canonico» - Secondo Masoni, «nella commisurazione della pena va inoltre tenuto conto dell'incensuratezza del 56enne, dei buoni propositi fatti e del giudizio mediatico e canonico, oltre che penale, che sta affrontando».

«Ho tradito me stesso, la mia vocazione e le famiglie» - «Il coraggio della vittima principale mi ha aiutato a capire il profondo dolore che gli ho provocato», ha detto infine Don Rolando Leo. «Chiedo perdono, provando vergogna, perché ho tradito me stesso, la mia vocazione, le famiglie che si sono fidate di me e la Chiesa. Mi assumo le responsabilità di quello che ho fatto».

Da parte sua l'avvocato Claudia Solcà, rappresentante legale della vittima principale, ha chiesto la conferma dell'atto d'accusa. «Ha degradato il mio assistito da persona a oggetto sessuale. Ha abusato delle sue vittime dove avrebbero dovuto sentirsi sicure e protette, a scuola e nelle associazioni religiose. E va detto che tutti si trovavano in un momento difficile della loro vita».

Una segnalazione a vuoto già nel 2021 - Solcà ha infine tenuto a evidenziare che il giovane si era qualificato come vittima di abusi già nel 2019, scrivendo una lettera direttamente a Don Leo. Nel 2021, sentendo da un conoscente che il prete "conosceva delle tecniche di rilassamento", aveva poi deciso di segnalare il tutto al vescovo Valerio Lazzeri, allo scopo preciso di prevenire ulteriori casi.

«Don Rolando, convocato, aveva ammesso di aver sbagliato ma aveva assicurato a Lazzeri, mentendo, di avere avuto contatti fisici soltanto con il giovane. Lazzeri gli aveva quindi consigliato di seguire un percorso psicologico, e la cosa è finita lì. Per l'apertura dell'inchiesta, dunque, si è dovuti arrivare al 2024, quando il mio assistito ha fatto una nuova segnalazione all'amministratore apostolico Alain de Raemy».

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