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Chiesti cinque anni e mezzo per Don Rolando Leo: «Abusi su un 12enne, tra una preghiera e l'altra»

«Ha ridotto a oggetti sessuali tutte le sue vittime», ha detto la procuratrice pubblica Valentina Tuoni.
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Chiesti cinque anni e mezzo per Don Rolando Leo: «Abusi su un 12enne, tra una preghiera e l'altra»
«Ha ridotto a oggetti sessuali tutte le sue vittime», ha detto la procuratrice pubblica Valentina Tuoni.

LUGANO - Cinque anni e mezzo di carcere, più un trattamento terapeutico ambulatoriale e l'interdizione a vita di svolgere attività professionali o extraprofessionali a contatto con minorenni. È questa la pena proposta dalla pubblica accusa per il prete ticinese Don Rolando Leo, accusato di aver abusato sessualmente di nove ragazzi, di cui quattro minorenni.

«L'imputato ha ridotto a oggetti sessuali tutte le sue vittime. E sapeva e sa quali sono le sue pulsioni sessuali, ma non le riconosce realmente», ha detto la procuratrice pubblica Valentina Tuoni. «In corso di inchiesta ha affermato di aver agito senza consapevolezza e di non sapersi spiegare perché massaggiasse i genitali dei ragazzi con il suo avambraccio. Ha detto persino di voler aspettare i risultati della perizia psichiatrica per capire quale male l'avesse spinto a fare quanto ha fatto».

«Stesso modus operandi, per anni» - Per la pubblica accusa, dunque, il prete «minimizza i suoi gesti e l'impatto che hanno avuto. E questo nonostante abbia mantenuto, per anni, lo stesso modus operandi. È assurdo».

Lettere di vicinanza in carcere - La procuratrice ha quindi sottolineato come ci volesse un grande coraggio per denunciare Don Leo. «Sceglieva con cura le sue vittime, creava con loro un rapporto intenso, per poi metterle in situazioni equivoche. Ed era, ed è tuttora, una persona conosciuta, ben voluta e rispettata. In carcere ha ricevuto tante lettere che dimostravano vicinanza, in cui gli veniva detto che lo si perdonava,...quando di regola per questo tipo di reati si assiste a una condanna sociale».

«C'è chi non ha trovato la forza di parlare» - Questa paura di denunciare, d'altronde, sarebbe emersa anche dalle parole di un genitore di una vittima del sacerdote. «Ha dichiarato che le vittime sarebbero molte di più di quelle emerse, ma che non se la sentono di farsi avanti. Ci sono ragazzi che non hanno trovato la forza di parlare. E le dichiarazioni di chi lo ha fatto sono state sofferte».

«Abusi su un bambino di 12 anni, nella sua cameretta» - A prendere la parola è poi stato l'avvocato Felice Dafond, rappresentante legale di una delle vittime. «All'epoca il mio assistito aveva 12 anni. Don Leo ha approfittato vergognosamente della vicinanza della sua famiglia, che gli ha aperto le porte di casa. E nella cameretta del bambino, tra una preghiera e l'altra, ha commesso quegli abusi. Con il suo agire, dunque, l'imputato ha tradito non solo la fiducia di questa famiglia, ma anche della Chiesa e della scuola ticinese».

A esprimersi, nel pomeriggio, sarà la difesa.

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