Abusi,«è statisticamente strano che in Ticino siano emersi così pochi casi»

Lo afferma la dottoressa Caranzano. «Di solito, quando qualcuno parla si crea un effetto domino, vi spiego come mai»
BELLINZONA - In Ticino il Gruppo di Ascolto per Vittime di Abusi in Ambito Religioso (GAVA) in otto mesi ha aiutato cinque vittime di violenze. Si tratta, come precisato nel comunicato inviato alcuni giorni fa, di casi già noti e prescritti: chi li ha subiti si è rivolto agli esperti per avere conforto, qualcuno si è fatto accompagnare da Alain De Raemy.
Rispetto ad altri cantoni, però, dove, con un effetto domino, da una testimonianza ne sono emerse altre, le persone che hanno raccontato quel che hanno subito sono poche. Lo sottolinea, commentando i dati a Catt.ch, la presidente di GAVA, la dottoressa Myriam Caranzano. A una precisa domanda, che cita «recenti e noti casi in Istituti scolastici cattolici in Svizzera, dove sono stati ricostruiti o si stanno ricostruendo decenni di abusi», afferma che «statisticamente parlando è strano che in Ticino non sia mai emerso nulla o quasi niente».
L'intento di GAVA non è «avviare una caccia alle streghe, ma solo offrire la nostra disponibilità all’ascolto».
Dove qualcuno ha parlato, come a St. Maurice (VS) o all’Istituto Borromeo nel Canton Uri, «si è generato un effetto domino. Questo perché chi ha subito, molto spesso, crede di essere l’unica vittima. Infatti, una caratteristica tipica dell’abusante è quella di far sentire la persona vittima «esclusiva» nelle sue attenzioni», aggiunge.
Vede in generale un cambio di mentalità, arrivato poco dopo gli anni 2000, quando ci si è resi conto, con storie emblematiche, che gli abusi, in ambito clericale e familiare, sono un problema, con una campagna di sensibilizzazione avviata poi da Monsignor Lazzeri nelle parrocchie.