Lupo, anno record per le predazioni


Il bilancio del Gruppo territorio alpeggi: «Bisogna ridurre di due terzi il numero di lupi stanziali».
Il bilancio del Gruppo territorio alpeggi: «Bisogna ridurre di due terzi il numero di lupi stanziali».
RIVIERA - Le cifre non lasciano spazio ad alcun dubbio: quest'anno stiamo superando tutti i record. A dirlo, in un comunicato stampa corroborato dai numeri, è il Gruppo territorio e alpeggi (GTA). Il riferimento è alle predazioni da lupo. «La miscela esplosiva dell'aumento stratosferico dei predatori, più che raddoppiati rispetto al 2022 - si legge nella nota - e del loro adattamento alle misure passive di protezione, sta sfociando in un vero e proprio disastro».

Alcuni numeri - Grande preoccupazione «suscita l'aumento notevole di predazioni di caprini. Il numero di animali dispersi ha già superato la settantina. In ben cinque predazioni, il numero di capi predati ha superato la soglia di danno rilevante, che giustifica un abbattimento. In ordine cronologico: 20.05 Arosio (10 pecore); 29.05 Olivone-Töira (14 pecore ritrovate e >10 disperse); 02.06 Robiei (8 capre predate); 03.07 (Fusio - Mognola (9 capre predate e >13 disperse); 09.07 Bosco Gurin (8 capre ritrovate e >12 disperse)»
Il caso di Arosio - Per Arosio «stiamo attendendo risposte dal Consiglio di Stato. In quel caso la situazione è più complessa poiché bisogna chiarire se si tratta di un lupo isolato o un esemplare appartenente al branco stanziale (branco Carvina). Situazione analoga per Fusio (dove è attivo il branco denominato Lepontino), e per Bosco Gurin, dove negli scorsi anni si è ripetutamente palesato il branco denominato Onsernone».
«Il numero di lupi è fuori controllo» - Per gli autori del comunicato stampa «rimane la constatazione che il numero dei lupi è fuori controllo. Con cinque branchi e sei coppie stanziali e tenendo conto delle relative cucciolate arriviamo a oltre 70 esemplari ai quali possiamo tranquillamente aggiungere una decina di esemplari vaganti». Una densità che «non è compatibile con un territorio altamente antropizzato come il nostro. Siamo giunti a questa situazione anche a causa della scarsità di abbattimenti legali, specialmente se paragonati con altri cantoni. In GR e in VS gli abbattimenti degli scorsi due anni hanno superato il 30% annuale degli effettivi mentre in Ticino non abbiamo mai superato il 10%. Questo, nonostante le situazioni critiche che avrebbero giustificato un decisivo intervento, siano state numerose».
«Manca la volontà politica di agire» - Per il GT «la percezione comune è che la vera mancanza o addirittura la volontà di non agire sia a livello politico. Le nostre autorità cantonali non hanno mai mostrato robustezza di negoziazione con l'UFAM sulle peculiarità del nostro territorio, in cui tre quarti degli alpeggi non sono proteggibili. Invece di chiedere le necessarie deroghe si sono docilmente piegate all'ottusità e alle scarse conoscenze federali delle peculiarità del nostro Cantone. In questa stagione, gli allevatori stanno pagando il salato sovrapprezzo di questa politica di sottomissione».
«Cerotti su una gamba di legno» - E ancora: «Per rendersi conto di questa scarsità di incisività strategica basta esaminare il cosiddetto "piano di emergenza per gli alpeggi non proteggibili". Le uniche misure sono il rafforzamento della protezione notturna, l'ausilio di qualche pastore o lo scarico anticipato. Cerotti su una gamba di legno». Nessuna indicazione di misure attive come «tiri di dissuasione o netta determinazione nel voler eliminare i predatori perniciosi. Di conseguenza il problema non viene risolto bensì solo rimandato, ammesso e non concesso che gli allevatori siano disposti a proseguire ad infinitum in questo gioco al massacro». In poche parole, il "piano di emergenza" «non è nient'altro che un piano di smobilitazione e di capitolazione senza condizioni. Questo senza menzionare il latitante "Piano di gestione del lupo", chiesto con insistenza dal Gran Consiglio e sul quale si attendono riscontri concreti. A noi rimane il mesto compito di esigere una risposta chiara e franca alla domanda semplice: le nostre autorità, federali o cantonali poco importa, intendono davvero con simili rimedi-alibi abbandonare gli alpeggi non proteggibili al loro triste destino?»
«Siamo davvero all'ultima spiaggia» - I segnali «che stiamo ricevendo in questi giorni dagli allevatori sono di preoccupazione, scoraggiamento e sfiducia nelle istituzioni. C'è (e purtroppo anche tra i giovani) chi ha già smesso o chi è rassegnato e prefigura un prossimo abbandono, c'è chi ci accusa di aver condotto una battaglia di difesa dei loro interessi con le armi spuntate e troppa cortesia, c'è chi è deciso a farsi giustizia da sé, c'è chi ha definitivamente perso la fiducia nei confronti delle autorità e la stima nei confronti dei funzionari incaricati.» Un quadro definito «desolante» e che «potrebbe essere risanato solamente se il nostro cantone dimostrasse una genuina volontà di tutelare il settore dell'allevamento a vago pascolo, che, lo ripetiamo, è l'unica forma di allevamento veramente ecologicamente giustificabile a livello di benessere animale».
«Virata di 180 gradi» - L'unica soluzione ragionevole per concretizzare questa tutela, al momento, richiederebbe una virata di 180 gradi con misure che permettano un drastico ridimensionamento del numero di lupi circolanti. Questo obiettivo potrebbe essere raggiunto anche eliminando gli assurdi ostacoli nella caccia agli ungulati (e magari anche molte delle cosiddette zone di tranquillità che i lupi però non rispettano), che hanno avuto come effetto una rafforzata proliferazione dei medesimi, rendendo il territorio ancor più attrattivo per i lupi. I calcoli «ci obbligano a una chiarissima conclusione: se a breve termine non riduciamo almeno di due terzi il numero di lupi stanziali, il futuro della filiera di estivazione degli ovicaprini e dei rispettivi pregiati prodotti è definitivamente segnato. Poi sarà inevitabilmente (come lo dimostra il Canton Vaud) il turno dei bovini e chissà, magari anche degli umani vulnerabili. Le responsabilità saranno facili da addebitare, ma è una magra consolazione perché i colpevoli non pagheranno».
Gruppo Territorio e Alpeggi (GTA) include:
Unione Contadini Ticinesi (UCT)
Associazione per la Protezione del Territorio dai Grandi Predatori (APTdaiGP Ticino)
Società Ticinese di Economia Alpestre (STEA)
Alleanza Patriziale Ticinese (ALPA)
Federazione Ticinese delle Condotte Veterinarie (FTCV)
Federazione Ticinese dei Consorzi Caprino e Ovino