Sospetto cartello dell'acciaio in Ticino: «Le imprese coinvolte gestiscono tutto il mercato»

La Commissione della concorrenza ha aperto un'indagine per possibili accordi illeciti e sparizione del mercato. Il direttore: «Prima le perquisizioni, ora gli interrogatori».
BERNA - Il commercio dell’acciaio ticinese è finito nel mirino della Comco. La Commissione della concorrenza ha aperto un’inchiesta su quattro commercianti di acciaio in Ticino che avrebbero concluso accordi illeciti.
Le imprese coinvolte - L'inchiesta, come già anticipato dalle autorità elvetiche all'agenzia AWP, riguarda Ghielmimport SA di Mezzovico-Vira, Frigerio SA di Cadenazzo, Weber Ticino SA di Giubiasco e Spaeter Ticino SA di Bioggio. Il direttore della Comco Patrik Ducrey ci ha spiegato che «secondo le nostre informazioni questi quattro operatori gestiscono il mercato ticinese. Non ci sono altre imprese».
«Gli indizi che abbiamo raccolto suggeriscono che queste quattro aziende si siano accordate sul prezzo per la vendita e la posa di acciaio. Vi sono inoltre indizi che tali imprese abbiano ripartito la loro clientela. Si tratta, se confermate, di pratiche illecite e incompatibili con le norme sulla concorrenza».
Il cartello - Il sospetto è che la clientela abbia pagato un prezzo più alto rispetto a una situazione di concorrenza. «Se il cliente è obbligato a comprare un prodotto solo da una determinata azienda allora questa può proporre il prezzo che vuole».
Ma da quanto tempo sarebbero in atto questi presunti accordi di cartello? «È ancora prematuro definire con certezza da quanto tempo si svolgono queste pratiche. Sicuramente è una prassi che si protrae da qualche anno. È un aspetto che l’inchiesta dovrà chiarire».
Aziende perquisite - Nel frattempo le quattro aziende sono state perquisite. «Abbiamo collaborato con la polizia ticinese e la polizia federale. I nostri collaboratori si sono poi recati direttamente sul posto per compiere le indagini».
Secondo la Comco non era mai successo che il mercato dell’acciaio finisse sotto la lente per il sospetto di accordi illeciti. «Se possiamo provare gli accordi e la spartizione illecita i responsabili verranno multati. L'ammontare della sanzione verrà calcolata sulla base della cifra d’affari delle aziende. Un giro d'affari che attualmente non conosciamo con precisione».
L’inchiesta infatti è appena iniziata e potrebbe durare per qualche anno. «Dalle perquisizioni delle aziende abbiamo raccolto molto materiale e molte informazioni che dovremo ora analizzare e verificare. Poi procederemo con gli interrogatori delle persone coinvolte». Ci sono insomma i pezzi, ora compito degli investigatori sarà quello di completare il puzzle.