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BERNA

Camici insanguinati, medici e infermieri in sciopero della fame per Gaza

Tra gli operatori che questo weekend hanno continuato l'azione di protesta e sensibilizzazione c'era anche il medico ticinese Michele Ghelmini. Ci racconta come è andata.
Flurin Pestalozzi - 20 Minuten
Camici insanguinati, medici e infermieri in sciopero della fame per Gaza
Tra gli operatori che questo weekend hanno continuato l'azione di protesta e sensibilizzazione c'era anche il medico ticinese Michele Ghelmini. Ci racconta come è andata.

BERNA - Indossano camici bianchi macchiati da una vistosa chiazza rossa, simbolo del sangue versato. Sono medici e infermieri che da giorni presidiano davanti a Palazzo federale, a Berna. Stanno portando avanti uno sciopero della fame a staffetta con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto accade a Gaza ed esprimere solidarietà verso i colleghi che operano nella Striscia.

Dallo scorso 8 settembre fino al 26, una sessantina di operatori sanitari denuncia l’inazione della comunità internazionale di fronte a quello che definiscono un genocidio e chiede la fine del silenzio della Svizzera.

Tra loro vi sono anche una ventina di ticinesi. Sabato, ad esempio, il dottor Michele Ghelmini di Sorengo, insieme a un collega e a un’infermiera, ha digiunato per 24 ore, dalle 21 alle 21 del giorno seguente. «Siamo qui per ricordare che negli ultimi due anni in Palestina sono morti quasi 1'600 operatori sanitari. Nella Striscia di Gaza, se sei medico o infermiere, la probabilità di essere ucciso è 2,6 volte più alta rispetto al resto della popolazione», spiega il dottor Ghelmini. La loro protesta, però, non riguarda solo la categoria: vuole anche denunciare l’uso della fame come arma. «È necessario fare pressione sul Governo svizzero, affinché prenda provvedimenti e introduca sanzioni contro Israele, come avvenuto quando la Russia ha invaso l’Ucraina».

Ai passanti vengono distribuiti volantini in tedesco, francese e italiano. La macchia rossa sul camice bianco non passa inosservata. «È il destino dei nostri colleghi che operano in quelle zone», sottolinea ancora Ghelmini.

Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra il 7 ottobre 2023 e l’11 giugno 2025 si sono registrati ben 735 attacchi contro il sistema sanitario. Alcuni esperti delle Nazioni Unite parlano ormai apertamente di «medicidio», ossia un attacco sistematico al diritto alla salute come parte integrante del genocidio in corso.

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