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Sì agli aiuti per il collare "anti-lupo"

Via libera alla sperimentazione a partire dal 2026.
Ti-Press (archivio)
Sì agli aiuti per il collare "anti-lupo"
Via libera alla sperimentazione a partire dal 2026.

BELLINZONA - Una barriera olfattiva affinché il lupo resti lontano dalla preda. Si tratta del collare a feromoni, un sistema nato con l’obiettivo di ridurre in maniera sensibile il fenomeno delle predazioni.

Sì agli aiuti finanziari - Il Gran Consiglio, all'unanimità, ha approvato la concessione di «un aiuto finanziario del 40% agli allevatori ticinesi che hanno deciso di acquistare lo strumento per la stagione alpestre 2025», a patto che «forniscano dei dati che possano essere usati per approfondire meglio la loro efficacia».

Via libera alla sperimentazione - Si tratta di un anno record (in negativo) per le predazioni. Il rapporto della commissione Ambiente, territorio ed energia, di cui relatore è il leghista Daniele Piccaluga, chiede che, a partire dalla stagione alpestre 2026, sia preparata una sperimentazione «su specifiche aziende di estivazione – con il coinvolgimento degli allevatori, del proprietario del brevetto e delle associazioni di categoria – per testare scientificamente l’efficacia dei collari a feromoni, e ottenere risultati oggettivi».

Il ruolo del Governo - Inoltre, si domanda al Consiglio di Stato di attivarsi e farsi promotore «nei confronti della Confederazione per chiedere un aiuto specifico anche da Berna, coinvolgendo magari altri Cantoni, come per esempio il Canton Vaud e il Vallese, che hanno già manifestato un interesse concreto».

La mozione - La discussione è nata su stimolo della mozione presentata dai due deputati del Centro Giovanni Berardi e Alessandro Corti in cui si chiedeva di «sperimentare immediatamente il collare a feromoni contro le predazioni». Il sistema «è semplicissimo e geniale: esso si basa su collari, applicabili al bestiame, dotati di un dispensatore di feromoni che indicherebbero al lupo che si trova in un territorio che non gli appartiene».

La posizione del Governo - Sul punto, il Consiglio di Stato aveva precisato come il progetto fosse stato «promosso da privati senza il coinvolgimento delle Autorità preposte ed è ancora in fase sperimentale di verifiche preliminari».

«Serve prudenza» - Inoltre, «in mancanza perlomeno di indizi concreti basati su criteri scientifici e rigorosi sull’efficacia di un nuovo metodo di protezione delle greggi, occorre prudenza nel promuoverne l’utilizzo quale metodo di protezione, anche per non creare false sicurezze e aspettative soprattutto nei confronti degli allevatori».

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