«Io e mio figlio di 11 anni a cercare carcasse tra i monti»


L'inquietante "incontro" di Michele Arcioni, contadino vittima di una predazione del lupo: «Certe immagini non ti fanno dormire la notte».
L'inquietante "incontro" di Michele Arcioni, contadino vittima di una predazione del lupo: «Certe immagini non ti fanno dormire la notte».
BOSCO GURIN - «Sempre peggio. La lentezza delle autorità mi spaventa. Mi riempie di domande e di dubbi». Michele Arcioni, agricoltore di Bosco Gurin, è stato vittima di una predazione. Le sue capre sono state sbranate da un lupo nella zona della capanna Grossalp, a circa 1.900 metri di altitudine.
«Impreparati» – «D'accordo che si vogliano tutelare il lupo e gli ecosistemi – tuona il contadino –. Ma non è più normale quello che sta accadendo. Ci sentiamo impotenti. Nonostante le direttive burocratiche, a mio avviso non c'è una vera strategia, siamo arrivati all'estate impreparati. Ancora una volta. Con misure pratiche poco attuabili su un territorio impervio e dispersivo come quello delle montagne ticinesi. E questo è il risultato».
«Scene scioccanti» – Delle circa 200 capre di Arcioni ne mancano una ventina. «Io e mio figlio di 11 anni stiamo girando i monti alla ricerca delle carcasse. Per fortuna mio figlio è un ragazzino cresciuto in questi ambienti e quindi è piuttosto forte. Vi assicuro che le scene che ci troviamo di fronte sono davvero scioccanti. Ti colpiscono. Non ti fanno dormire la notte per la disperazione».
«È un tormento» – L'agricoltore di Bosco Gurin si riferisce in particolare a un episodio, un "incontro" inquietante. «Abbiamo trovato il becco mezzo sbranato ancora vivo. Camminava ed emetteva versi con una ferita enorme sulla parte posteriore del corpo. Siamo esseri umani con un cuore. Quando ti imbatti in una cosa del genere ti viene da piangere. Vedi questo animale soffrire e sai che lo dovrai abbattere. È un tormento. Qualcosa che poi ti porti dietro e che piano piano ti logora, ti spegne la passione per il mestiere che fai».
«Tutti mangiano il nostro formaggio, ma poi...» – La testimonianza di Arcioni arriva esattamente una settimana dopo quella di Elena Tocalli, co-responsabile dell'Alpe Vaccariscio-Mognola, in Lavizzara. Anche le sue bestie sono state vittime di una predazione. «Io sinceramente non so perché si ha così tanta compassione verso il lupo e se ne ha invece così poca verso il nostro lavoro e i nostri animali – sospira Arcioni –. Tutti mangiano il nostro formaggio. Ma a nessuno sembra importare di questo problema enorme che ormai va avanti da tempo. Non ci lamentiamo per nulla. Se ci fosse una situazione vivibile, con una convivenza sana col lupo, nessuno di noi reclamerebbe».