«Sono disperato. In attesa degli aiuti sto erodendo tutti i miei risparmi»

Ce lo ha detto un 60enne che ha fatto richiesta di prestazioni complementari allo IAS. «Aspetto una risposta da oltre sette mesi. Così non riesco più a vivere».
BELLINZONA - «Io e la mia famiglia viviamo una vita precaria e stiamo soffrendo molto. Se si continua così dovremo lasciare la Svizzera». A dircelo è un 60enne ticinese che, per contrastare una situazione finanziaria difficile, oltre sette mesi fa ha fatto richiesta per l'ottenimento di prestazioni complementari all’Istituto delle assicurazioni sociali (IAS).
«Ho inoltrato la mia richiesta a novembre 2024 e sono ancora in attesa», ci dice l’uomo, che da marzo dello scorso anno, a causa di importanti problemi di salute, è invalido al 100%.
«Ho dovuto chiedere prestiti» - «Negli ultimi mesi ho chiamato a più riprese gli uffici dello IAS, ma la risposta è sempre la stessa: "Siamo in ritardo, deve aspettare". Inizialmente, però, mi avevano detto che avrei ricevuto una risposta entro aprile. Ora sto esaurendo tutte le mie risorse e ho dovuto chiedere prestiti ad amici e parenti».
Malattie e spese - Già, perché la rendita di invalidità percepita dall’uomo sarebbe lontana dal coprire il suo fabbisogno vitale. «Secondo il calcolatore presente sul sito dell’AVS/AI dovrei ricevere tra i 1’300 e i 1’400 franchi al mese di prestazioni complementari. Avrei inoltre diritto al rimborso delle spese di malattia, e questo è molto importante per me e mia moglie perché siamo entrambi malati».
Il 60enne ci spiega infatti di avere gravi problemi alla schiena e di essere in cura per un tumore alla prostata, mentre la moglie «a causa di questa situazione, è andata in esaurimento».
L’uomo precisa poi di essere residente in Svizzera dal 1985, di avere ottenuto la cittadinanza e di aver lavorato per 36 anni senza interruzioni. «Ho sempre onorato i miei obblighi verso lo Stato e dal Governo mi aspetto una risposta in tempi ragionevoli. Nulla di più».
«Così non riesco più a vivere» - E, guardando al futuro, i timori sono tanti. «Abbiamo lavorato una vita per arrivare alla pensione in serenità, e ora ci ritroviamo così. Se si continua di questo passo dovremo lasciare la Svizzera...non pensavo mai di andare via da questo Paese, ma in questo modo non riesco più a vivere».
Nel frattempo la direzione dell’Istituto delle assicurazioni sociali (IAS), da noi interpellata, ci spiega di non poter rispondere alle nostre domande «in quando è pendente un’interrogazione parlamentare sullo stesso tema».
Un'interrogazione in standby - Ed effettivamente, in un’interrogazione presentata il 31 dicembre 2024, i granconsiglieri dell’Mps Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini avevano già chiesto spiegazioni al Consiglio di Stato rispetto ai tempi di attesa nell'evasione delle domande di prestazioni complementari. La suddetta interrogazione, a oltre sei mesi di distanza, non è però ancora stata evasa.
«Governo sempre più arrogante» - «Per legge, entro 60 giorni, il Governo dovrebbe rispondere alle interrogazioni», commenta Pronzini. «Purtroppo però ogni giorno che passa questo Consiglio di Stato si dimostra sempre più arrogante e irrispettoso verso le altre istituzioni, Parlamento compreso».
«Inaccettabile» - Al di là dell'aspetto formale dell’interrogazione, «questa arroganza si manifesta anche nei confronti dei cittadini che si trovano in questa situazione», prosegue Pronzini. «La non evasione della loro pratica, infatti, pone dei problemi molto seri, problemi esistenziali, a persone che si trovano in una condizione economica già parecchio precaria. E questo non è accettabile».
«Va detto, infine, che quando si insiste sulla non sostituzione dei dipendenti dello Stato e sulla riduzione del personale le conseguenze concrete possono essere queste. Se si continua in questo modo, lentamente ma inesorabilmente, si andrà verso un'implosione di tutti i servizi essenziali per il cittadino e per la società».