Carceri al collasso, tra casi psichiatrici e personale prossimo al burn-out

È una situazione di criticità elevata quella rilevata dal rapporto della Commissione di sorveglianza delle condizioni di detenzione del Canton Ticino. L'appello: è urgente un intervento strutturale.
BELLINZONA - Sovraffollamento, carenza di personale, ma soprattutto un aumento dei casi psichiatrici di difficile gestione. Tutto ciò a scapito degli agenti, che segnalano un livello di stress molto elevato.
Queste, in buona sintesi, le criticità del sistema penitenziario cantonale emerse dal rapporto 2024/25 della Commissione di sorveglianza delle condizioni di detenzione (CSCD) del Cantone Ticino.
Il documento - firmato da Patrick Rusconi (relatore), Giulia Petralli, Josef Savary, Giovanni Berardi, Lara Filippini, Maruska Ortelli e Fabio Schnellmann - fa riferimento al periodo maggio 2024-2025 e finirà sui banchi del Gran Consiglio durante la prossima seduta di metà giugno.
Sovraffollamento e carenze strutturali - Tra i temi dominanti vi è quello del sovraffollamento, sia alla Farera che a La Stampa, con punte che hanno superato la capienza massima. In mancanza di celle ordinarie, alcuni detenuti sono stati temporaneamente collocati in celle di sicurezza (per al massimo un giorno). La CSCD ha preso parte a riunioni d’urgenza con le autorità per affrontare la questione.
Emergenza psichiatrica e personale a rischio burn-out - Altro problema rilevato, e che grava sugli addetti ai lavori, è la crescente presenza di detenuti con gravi disturbi psichiatrici, tali da renderli incompatibili con la detenzione ordinaria. Alcuni detenuti, in particolare di origine nordafricana, vengono segnalati come più problematici.
In questo senso il sistema sanitario penitenziario appare sottodimensionato: un’unica psichiatra all’80% e una psicologa al 50% per tutte le strutture. La gestione di questi casi ricade dunque su un personale già esausto, con turni pesanti, pochi infermieri, ferie difficili da pianificare e stipendi inferiori rispetto ad altri Cantoni. La CSCD segnala il rischio concreto di burn-out, e dimissioni e gravi disfunzioni operative.
Visite istituzionali e confronto tra modelli - Nel gennaio 2025 si è tenuto un incontro istituzionale con la partecipazione della CSCD, della CGD, della Divisione della giustizia (DG), del Servizio di Medicina penitenziaria cantonale (dell’Ente ospedaliero cantonale - EOC) e dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale (OSC), rappresentata dalla psichiatra Lara Rigoni. È emersa la necessità di riformare la presa in carico terapeutica dei detenuti e di valutare nuove strutture adatte, ispirandosi a modelli esteri più avanzati.
La Commissione ha discusso anche l’eventualità di realizzare un centro peritale cantonale e di usare strutture come il “Naravazz” di Torricella Taverne o Villa Argentina per ospitare i casi più complessi.
Una visita al penitenziario Realta di Cazis, nei Grigioni, ha messo in luce un approccio più moderno, aperto e orientato al reinserimento, con ampie possibilità formative, celle spaziose, maggiore libertà di movimento e un’efficace gestione sanitaria e terapeutica. In confronto, La Stampa risulta più rigida e carente in molte aree.
Innovazione e nuove tecnologie - Il 2 aprile 2025 la Commissione ha assistito a una dimostrazione dell’uso di droni per la sorveglianza dei perimetri carcerari. I dispositivi sono stati valutati positivamente per silenziosità, efficacia e compatibilità con il riposo dei detenuti.
Conclusioni e raccomandazioni - Il rapporto della CSCD lancia un chiaro appello: è urgente un intervento strutturale. Servono:
- più risorse umane e finanziarie;
- una revisione dei criteri di assunzione e della retribuzione del personale;
- un potenziamento dei servizi psichiatrici;
- investimenti infrastrutturali per garantire condizioni dignitose.
La Commissione riconosce l’impegno del personale penitenziario, ma avverte: senza cambiamenti sostanziali, il sistema rischia il collasso.