Battute all'asta 10'500 paia di scarpe per 5mila franchi


Ad aggiudicarsi la merce della fallita Altalena SA è stata Caritas Ticino
Ad aggiudicarsi la merce della fallita Altalena SA è stata Caritas Ticino
LAMONE - Una distesa (quasi) infinita di scarpe. È quanto si sono ritrovati davanti le persone accorse mercoledì mattina a Lamone, in un magazzino in via Industria 1. L'occasione è stata l'asta di circa 10'500 paia di calzature, oltre a qualche borsa e accessori della fallita Altalena SA, negozio di calzature che dopo 37 anni di attività ha forzatamente chiuso i battenti il 17 dicembre 2024. In meno di cinque minuti, l'enorme quantitativo se l'è aggiudicato Caritas Ticino per la modica cifra di 5mila franchi, ossia circa 50 centesimi per paio. Nessuno ha voluto rilanciare.
Una decina i presenti in tutto: curiosi, ma anche commercianti locali e privati. Ad attirare l'attenzione, in particolare, è stato il quantitativo davvero importante della merce, anche se i più commentano: «Alcune sembrano vecchie, andranno valutate una a una». L'incanto corrispondeva a buona parte dell'inventario della società, per un valore stimato di circa 100mila franchi.
L'asta di oggi era la quarta dell'inizio dell'anno, in relazione al fallimento di Altalena SA. Nella prima, ci è stato spiegato da un impiegato dell'Ufficio esecuzioni del Cantone Ticino, la merce è stata aggiudicata per 22mila franchi, mentre le altre due sono andate deserte.
Ma cosa ha portato al fallimento del noto negozio di scarpe? Stando a voci di corridoio raccolte direttamente durante l'asta, dietro alla sua chiusura, si celerebbe una storia di speculazione immobiliare: sembra che la nuova proprietà dell'intero immobile - con il pretesto della ristrutturazione - abbia imposto l'aumento del canone di locazione. Il tutto per indurre il proprietario del negozio ad abbandonare lo stabile.
Tuttavia dalle nostre informazioni risulta una situazione alquanto diversa: l'attuale proprietà avrebbe agevolato l'attività del negozio di scarpe durante la pandemia riducendo la pigione, tornata poi al suo importo originario una volta ristabilita la normalità. A quel punto il negoziante si sarebbe opposto, rifiutandosi di versare la cifra dovuta per diverse centinaia di migliaia di franchi.