Sgombero Molino, sentito Gobbi


Il capo del dipartimento delle Istituzioni è comparso davanti al procuratore generale Pagani come persona informata sui fatti.
Il capo del dipartimento delle Istituzioni è comparso davanti al procuratore generale Pagani come persona informata sui fatti.
LUGANO - Il consigliere di Stato Norman Gobbi è stato interrogato dal procuratore generale Andrea Pagani come persona informata sui fatti e per chiarire in che modo fosse coinvolto nel piano di sgombero del centro sociale il Molino e di demolizione dello stabile.
Presente l'avvocato Galfetti - Lo riporta La Regione. Il capo del dipartimento delle Istituzioni si è presentato con il suo legale Renzo Galfetti. Presenti anche gli avvocati Elio Brunetti (legale della municipale di Lugano Karin Valenzano Rossi), Maria Galliani, legale di Lorenzo Hutter, vicecomandante della Polizia cantonale e Costantino Castelli, in rappresentanza dell’Associazione Alba.
Le carte desecretate - Stando alle carte dell’inchiesta pubblicate dal portale Area, Gobbi era a conoscenza dello sgombero: il passaggio sarebbe stato annerito dalla Polizia cantonale e poi desecretato (il punto, è bene ricordarlo, è stato smentito dalla stessa Cantonale).
Le responsabilità per i molinari - Proprio oggi è arrivata una presa di posizione del Molino. «Dopo quasi 4 anni, è finalmente apparsa a chiare lettere la responsabilità del defunto sindaco Borradori nonché del capo del dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. Come poteva essere altrimenti?», si legge nella nota pubblicata sul loro blog.
«Nessuna fiducia» - Non abbiamo «nessuna fiducia nella giustizia statale, fondata su un’etica che non è la nostra, malleabile dal potere a dipendenza dei bisogni del governante di turno, influenzata da interessi economici e ricatti politici».
«Ipocrisia e doppia faccia» - Quello che «ci preme rimarcare e che ci sembra emergere in maniera lampante da tutta questa vicenda, per chi ancora ha l’onestà intellettuale di rendersi conto di quello che succede sotto al proprio naso, sono l’ipocrisia e la doppia faccia incarnate da un uomo e da un partito politico che da decenni fanno della sicurezza e della legalità i propri cavalli di battaglia, mentre sono i primi a calpestarle e piegarle ai propri interessi personali. E questo fin dagli albori della Lega, come testimoniano le vicende politiche e personali del suo fondatore».
«Chiara operazione punitiva» - In conclusione, la nota sottolinea come «in varie parti del “mondo libero” le poche libertà e spazi conquistati da decenni di lotte sociali sono in pericolo e il fascismo (chiamiamolo con il suo vero nome) è di ritorno». Venti di guerra soffiano ovunque «mentre popoli interi vengono massacrati dalle bombe dell’Occidente e dei suoi alleati. Lo sgombero di spazi sociali come il Molino si inserisce in questo contesto ed è innanzitutto un’offensiva reazionaria – attuata come una chiara operazione punitiva e di vendetta – contro luoghi di libertà in cui esprimere e sperimentare forme diverse di stare insieme, non dettate dal denaro e dalla competizione».
«Continuare a sperimentare nuove forme di resistenza» - Alla chiusura «degli spazi e delle menti, è necessario rispondere con altrettanta determinazione, continuando, ognuno a modo suo, a sperimentare attraverso lotte e progetti, varie modalità di resistenza contro quello che sta avvenendo anche a livello locale. Perché tra qualche anno, sarà troppo tardi».