I primi cento giorni di Martin Pfister

Costi imprevisti, decisioni militari delicate: i primi tre mesi di Pfister non hanno concesso tregua.
BERNA - Cento giorni. Tanto è passato da quando Martin Pfister ha assunto le redini del DDPS, il delicatissimo Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport. Un esordio tutt’altro che facile per il neo-consigliere federale zurighese, chiamato a gestire una serie di crisi ereditate da chi lo ha preceduto.
Costi imprevisti, decisioni militari delicate: i primi tre mesi di Pfister non hanno concesso tregua. Ma secondo osservatori ed esponenti politici, il giudizio su questo inizio è positivo. Senza entusiasmi, ma con rispetto. E, soprattutto, con grandi aspettative per il futuro.
Inizio turbolento - Il timing dell’elezione di Pfister è stato tutt’altro che benevolo. Al suo arrivo, il DDPS era già nel pieno di una serie di grane difficili da ignorare: un caso di corruzione alla RUAG, la bufera sui costi lievitati degli F-35, ritardi negli approvvigionamenti militari e importanti scelte di personale ai vertici dell’esercito e dei servizi segreti.
«È l’uomo giusto al posto giusto», afferma Lukas Golder, co-direttore dell’istituto GFS Bern. Secondo l’esperto, Pfister ha scelto una linea sobria e operativa, evitando proclami inutili. «Ha ereditato la crisi degli F-35 e la sta gestendo con calma, anche se il disastro è stato causato da Viola Amherd. Se riuscirà a portare a termine l’operazione con successo, potrà persino trasformarla nella sua prima vittoria politica». Tuttavia, Golder mette in guardia: il peso delle decisioni non grava solo sulle spalle del DDPS. «Molti dei problemi riguardano l’intero Consiglio federale. Ma oggi l’organo sembra lavorare meglio rispetto al passato». Inoltre, il fatto che lo zurighese non sia un insider di Palazzo federale potrebbe rallentarlo nella soluzione rapida dei problemi, avverte Golder: «Deve ancora costruirsi con fatica i necessari contatti all’interno dell’amministrazione».
A sinistra: fiducia nella trasparenza - Nel mondo politico, la prima fase del suo mandato è valutata con moderato ottimismo. La socialista Priska Seiler Graf, presidente della Commissione della politica di sicurezza del Consiglio nazionale (CPS-N), parla di un ministro attento e rispettoso.
«Pfister si è immerso rapidamente nei dossier. Lavora con trasparenza, ascolta, non cerca scorciatoie. Le eredità problematiche, come i costi dell’F-35, non sono da imputare a lui». Una valutazione condivisa anche dal collega di partito Reto Nause, che lo descrive come «determinato» e pronto ad assumersi le sue responsabilità. Ora, dicono entrambi, viene il difficile: dimostrare di saper decidere.
A destra si presta attenzione alla neutralità - Anche tra i ranghi dell’UDC il giudizio è positivo. Il consigliere nazionale Michael Götte riconosce a Pfister un merito importante: «Ha portato aria nuova nel DDPS, rispettando le aspettative. E si è distinto per una lodevole trasparenza sulle problematiche ereditate». Ma le riserve non mancano, soprattutto sul fronte della neutralità. «Pfister sembra voler mantenere una linea troppo vicina alla NATO. Manca un riconoscimento chiaro e incondizionato sulla questione». Götte mette infine l’accento su un tema che sarà centrale nei prossimi mesi: le nomine di vertice nell’esercito e nei servizi. «Mi aspetto che Pfister scelga in base alle esigenze della difesa nazionale, e non per convenienze politiche».