Espulsi gli ultimi 10 svizzeri della Flotilla


La prima tappa è la Giordania, mercoledì 8 ottobre faranno rientro in Svizzera
La prima tappa è la Giordania, mercoledì 8 ottobre faranno rientro in Svizzera
TEL AVIV - Gli ultimi 10 attivisti svizzeri della Global Sumud Flotilla, che ancora risultavano imprigionati in un carcere israeliano, sono stati espulsi verso la Giordania nella giornata odierna, martedì 7 ottobre.
L'ambasciata di Svizzera ad Amman si è occupata dell'accoglimento di queste persone alla frontiera e ha organizzato il loro alloggio e il viaggio verso la Svizzera, previsto per l'8 ottobre. «Considerate le circostanze, queste persone sono in buona salute», spiega il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), che ha informato tempestivamente gli avvocati dei cittadini svizzeri così come l'organizzazione Waves of Freedom.
«Questi ultimi informano a loro volta direttamente i membri delle famiglie interessate, come hanno fatto finora. I costi di questi servizi saranno addebitati alle persone interessate conformemente alle basi legali vigenti».
Tra questi ultimi 10 svizzeri c'è anche il ticinese Mehmet Turkkan, il terzo tra coloro che sono partiti verso Gaza dopo Vanni Bianconi e Fabrizio Ceppi.
Sono complessivamente 131 gli attivisti della Flotilla a essere stati espulsi in Giordania attraverso il ponte di Allenby. Il ministero degli Esteri giordano ha affermato che gli attivisti provenivano dai seguenti paesi: Bahrein, Tunisia, Algeria, Oman, Kuwait, Libia, Pakistan, Turchia, Argentina, Australia, Brasile, Colombia, Repubblica Ceca, Giappone, Messico, Nuova Zelanda, Serbia, Sudafrica, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e Uruguay.
In totale, 19 cittadini svizzeri facevano parte degli oltre 400 attivisti a bordo delle 41 navi della flottiglia fermata la scorsa settimana al largo di Gaza. Uno degli attivisti, al suo arrivo domenica a Ginevra, aveva dichiarato che la Flotilla ha subito «un vero e proprio attacco militare» da parte della Marina israeliana. Ha poi parlato delle condizioni di detenzione «disumane», dicendo che gli attivisti sono stati vittime «di torture e violenze».