Bianconi, Ceppi e gli altri svizzeri della Flotilla sono sbarcati a Ginevra



Ad accoglierli una folla di amici, parenti e sostenitori con cartelli e bandiere palestinesi
Ad accoglierli una folla di amici, parenti e sostenitori con cartelli e bandiere palestinesi
GINEVRA - Nel primo pomeriggio di domenica è atterrato all'aeroporto di Ginevra l'aereo che ha riportato a casa gli attivisti svizzeri della Global Sumud Flotilla. Del gruppetto di otto persone fanno parte i ticinesi Vanni Bianconi e Fabrizio Ceppi. Un altro militante è atterrato ieri a Zurigo.
Ad attenderli allo scalo di Ginevra Cointrin una folla di amici, parenti e semplici sostenitori, che sventolavano striscioni e cartelli inneggianti al ritorno degli attivisti. Molte le bandiere palestinesi.
Le immagini video pubblicate sulle pagine social di Waves of Freedom Switzerland mostrano tutti in buone condizioni. Molti gli abbracci, in un clima generale di gioia e commozione.
Gli attivisti provenivano da Istanbul, dove erano giunti ieri dopo essere stati espulsi da Israele. Restano tuttora in carcere in Israele altri dieci attivisti, tra cui anche l'ex sindaco di Ginevra Rémy Pagani. Secondo il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), sono in «relativamente buona salute, date le circostanze».
Una delegazione dell'ambasciata elvetica a Tel Aviv si è recata ieri per una seconda visita al centro di detenzione di Ketziot, nel deserto del Negev, ha indicato stamane il DFAE a Keystone-ATS. Essa ha potuto incontrare i dieci svizzeri e parlare con loro.
À l'occasion d'une seconde visite, une équipe de l'ambassade de Suisse à Tel-Aviv s'est rendue ce matin au centre de détention de Ktzi'ot, dans le sud d'Israël, pour assurer la protection consulaire des personnes ayant participé à la flottille Global Sumud.
— EDA - DFAE (@EDA_DFAE) October 5, 2025
Le DFAE a pu… pic.twitter.com/Sk7qSyNLg4
Il DFAE ha precisato che rimane in contatto con le autorità israeliane e gli avvocati dei detenuti, incaricati di informare le famiglie. Nessuna data sul ritorno in Svizzera degli attivisti è stata annunciata dai servizi del consigliere federale Ignazio Cassis.
Preoccupati per i compagni - Gli attivisti giunti a Ginevra hanno affermato di essere stati trattati in modo «disumano» e affermano di essere «molto preoccupati» per la sorte di chi è ancora detenuto da Israele. «Siamo scioccati da quello che abbiamo visto e vissuto», ha detto uno di loro, intervistato oggi pomeriggio nella sala arrivi dell'aeroporto di Ginevra, dove circa 200 persone erano venute ad accoglierli.
Parlando a nome dei suoi compagni, ha raccontato che la flottiglia ha subito «un vero e proprio attacco militare» da parte della marina israeliana. Ha poi parlato delle condizioni di detenzione «disumane», dicendo che sono stati vittime «di torture e violenze».
Non ha voluto aggiungere altro, dato che altri militanti sono ancora in prigione. «Faremo una dichiarazione completa al loro ritorno», ha detto, ricordando che più di 300 membri della flottiglia, tra cui 10 svizzeri, sono ancora in prigione. «Siamo molto preoccupati per la loro sorte», ha aggiunto.
Critiche all'inerzia della Svizzera - L'attivista ha anche criticato la «totale inerzia» del DFAE che, secondo lui, non ha fatto praticamente nulla per aiutarli. Al contrario, ha elogiato il sostegno della Turchia, che ha permesso il loro rimpatrio via Istanbul.
Alla critica di "inerzia" ha risposto Marianne Jenni del DFAE. La responsabile della Direzione consolare ha dichiarato al telegiornale della svizzera romanda che il dipartimento ha sempre insistito con le autorità israeliane affinché venissero rispettati i diritti fondamentali. Jenni ha inoltre ricordato la responsabilità individuale di ciascuno, sottolineando che le persone coinvolte erano state avvertite dei pericoli.
In totale, degli oltre 400 attivisti a bordo delle 41 navi della flottiglia fermata giovedì e venerdì al largo di Gaza vi erano 19 cittadini svizzeri.