Un'app per fare un figlio. La dottoressa: «Democratizza la procreazione, ma...»

Just a Baby è attiva dal 2017 e aiuta a trovare donatori di seme, ovuli ma anche embrioni e madri surrogate. Tutte pratiche che in Svizzera sono vietate.
GINEVRA - Un'app per tutto: ci conosce, ci si frequenta, ci si fidanza, sempre online.
Dal 2017, con un applicativo per smartphone si può anche cercare qualcuno che doni spermatozoi per avere un figlio in modo non tradizionale o donare i propri.
Per la dottoressa losannese Christinet da un lato la procreazione viene democratizzata, dall'altro si aprono scenari preoccupanti sul piano psico-legale.
I divieti svizzeri - Just a Baby è stata creata otto anni fa da due australiani, Paul Ryan e Gerard Edwards. L'azienda che la possiede è sotto la legislazione del Delaware, uno stato noto per essere più permissivo di altri riguardo a temi legati alla procreazione medicalmente assistita e alla maternità surrogata.
Permette infatti non solo di incontrare donatori di spermatozoi o cedere i propri, ma anche di dare ad altri i propri ovuli, i propri embrioni o trovare una possibile madre surrogata, tre pratiche vietate in Svizzera.
Un aiuto per chi non ha un partner - Vanessa Christinet, medico specialista in salute sessuale e medicina interna generale, attiva da anni nell’ambito delle minoranze LGBTQIA, vede nel fenomeno aspetti positivi e negativi.
Pensa che possa rendere la genitorialità accessibile anche a chi è escluso dai canali tradizionali, in particolare alle minoranze o alle donne eterosessuali che a 35-40 anni vogliono un figlio ma non hanno un partner.
I possibili problemi - D'altro canto, si chiede «come si gestiscono gli eventuali conflitti che possono nascere da questo modo di concepire un bambino» e «che tipo di rapporto avrà il bambino con i suoi genitori biologici».
Chi non ha i mezzi per accedere alla Procreazione medicalmente assistita (PMA), in Svizzera o all'estero, e potrebbe essere tentato di cercare vie come questa app, non ha poi nemmeno le risorse per tutelarsi a livello legale o per farsi aiutare sul piano psicologico. «Sono sempre le persone più fragili a pagare il prezzo più alto», afferma la dottoressa.