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SVIZZERA / STATI UNITI

«Fomentava l'odio», «no, era un eroe»: Kirk divide i giovani svizzeri

L'attivista conservatore continua a suscitare reazioni contrastanti anche dopo la sua morte. Anche nei ragazzi elvetici
AFP
«Fomentava l'odio», «no, era un eroe»: Kirk divide i giovani svizzeri
L'attivista conservatore continua a suscitare reazioni contrastanti anche dopo la sua morte. Anche nei ragazzi elvetici

SALT LAKE CITY / BERNA - Donald Trump lo aveva definito in passato «la voce della gioventù». Charlie Kirk, fondatore e volto del movimento conservatore Turning Point USA, è considerato uno degli uomini che hanno contribuito più di altri ad avvicinare i giovani – soprattutto uomini – al trumpismo. La sua popolarità è cresciuta grazie ai social media: i video dei suoi dibattiti nelle università americane hanno raggiunto milioni di visualizzazioni, facendolo conoscere anche a livello internazionale.

Una figura polarizzante - Kirk ha diviso fino all’ultimo – e persino oltre la sua morte violenta. Anche in Svizzera molti giovani lo conoscevano, e le opinioni restano contrastanti. Per alcuni era «un coraggioso difensore dei valori conservatori», sempre pronto ad affrontare i suoi avversari a viso aperto. Per altri, invece, un provocatore che seminava odio e tensioni.

«Ironia della sorte, è stato ucciso da un’arma» - Fabian, 17 anni, lo ricorda come un fomentatore di odio: «Era contro i diritti dei richiedenti asilo e della comunità LGBTQ. Trovo ironico che proprio lui, che difendeva con tanta veemenza le armi, sia stato ucciso da un colpo di pistola». Allo stesso tempo, aggiunge: «Ogni persona dovrebbe poter esprimere la propria opinione senza temere di essere assassinata».

Anche Flavia, 19 anni, critica le sue posizioni: «Ho un grosso problema con gli uomini che negano alle donne il diritto alle cure mediche. Era molto conservatore – e io, come giovane donna, non voglio tornare al 18º secolo».

Andrin, 22 anni, lo definisce invece «una grande figura d’odio» che usava volutamente la provocazione: «Andava ripetutamente nelle università progressiste per creare polarizzazione». Jessica, 32 anni, pur mostrando empatia per la famiglia, è dura nel giudizio: «Il suo rifiuto totale dell’aborto anche in caso di stupro era estremo. Se ora la sua morte viene celebrata come quella di un martire, lo considero cinico. Dovremmo piuttosto analizzare davvero per cosa si è battuto».

Tra fede, famiglia e patriottismo - Ma c’è anche chi lo ammirava. Anna, 21 anni, racconta di essere stata colpita dal suo modo di affrontare i temi religiosi: «Charlie mi ha impressionato e alla fine convinto». Florian, 17 anni, apprezzava la sua posizione sull’immigrazione e il lato umano: «Mi ha scosso il fatto che abbia lasciato due bambini piccoli».

Manuel, 23 anni, riflette sul clima politico: «L’omicidio non può mai essere una soluzione – la violenza approfondisce solo i conflitti. Ho apprezzato di Charlie che discutesse con tutti, senza escludere nessuno. Dobbiamo imparare di nuovo a parlarci con rispetto». Per lui, il patriottismo di Kirk significava responsabilità verso il proprio Paese «senza sminuire le minoranze».

Anche Andrew, 30 anni, lo considera una guida per i giovani: «Ha dedicato la sua vita a ripristinare i valori tradizionali. La sua morte è una tragedia: dimostra quanto sia pericoloso l’estremismo politico radicale». Salvatore, 36 anni, infine lo difende ricordando come «fondasse le sue affermazioni su statistiche e prove» e avverte: «Il suo omicidio avrà conseguenze politiche che andranno ben oltre gli Stati Uniti».

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