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SVIZZERA

La stampa crocifigge il Governo svizzero: «Impotente, serve un piano B»

I media nazionali: «Svizzera ridicolizzata, debole e isolata a livello mondiale»
Afp
Fonte ats
La stampa crocifigge il Governo svizzero: «Impotente, serve un piano B»
I media nazionali: «Svizzera ridicolizzata, debole e isolata a livello mondiale»

ZURIGO - «Una Svizzera sotto shock»: i dazi del 39% sui prodotti svizzeri suscitano aspre critiche nei media svizzeri. I commentatori mettono in discussione la strategia del Consiglio federale, ma la speranza che la crisi possa essere superata rimane.

Con i dazi doganali del 39% da parte degli Stati Uniti, la Svizzera «cade dal piedistallo e vede la sua economia tremare» e «constata la sua debolezza e il suo isolamento a livello mondiale», scrive il quotidiano romando Le Temps.

Puntando sulla distensione, la presidente della Confederazione Karin Keller-Sutter è stata «ridicolizzata dal potentato americano», giudicano i giornali tedescofoni del gruppo Tamedia. La Svizzera ha adulato abbastanza il «grande capo onnipotente» degli Stati Uniti. «Gli ultimi giorni lo hanno dimostrato: osare affrontare Trump è pericoloso, ma fidarsi di lui lo è ancora di più».

Piccolo Paese impotente - «Giovedì, quando il Consiglio federale è venuto a spiegare il fallimento dei negoziati con gli Stati Uniti, abbiamo visto soprattutto un esecutivo svizzero ancora scosso dalla brutta notizia», osservano la Tribune de Genève e 24 Heures. «Si percepiva chiaramente tutta l'impotenza di un governo di un piccolo Paese di fronte all'arbitrarietà e alla dimostrazione di forza di una grande potenza».

Detto questo, aggiungono i giornali della regione del Lemano, l'esecutivo federale ha ragione a non «volere un accordo con Trump "a qualsiasi prezzo". Anche se la chiusura parziale del mercato americano ad alcuni prodotti svizzeri è dolorosa, non affonderà l'economia svizzera».

Stesso tono da parte della Neue Zürcher Zeitung, per la quale i dazi americani sono certamente scandalosi, ma non catastrofici. «L'economia svizzera può sopportare i dazi doganali se i responsabili politici reagiscono in modo adeguato [...] È quindi tanto più importante che la Svizzera rimanga attrattiva come sede per le imprese. Un aspetto quest'ultimo trascurato negli ultimi anni».

Serve un piano B - Per Le Temps, «il software svizzero ha bisogno di un importante aggiornamento. Senza perdere la sua anima, la nuova versione dell'algoritmo deve integrare maggiore pragmatismo e opportunismo» per «guardare l'avversario per quello che è, brutale, imprevedibile e insensibile al quadro e alle regole che hanno prevalso finora».

La Svizzera dovrebbe forse bluffare, secondo le testate di CH Media, perché la strategia utilizzata dal Consiglio federale, quella dello «studente modello», che presenta una proposta seria che tiene conto degli interessi di entrambe le parti, non ha funzionato. Il commentatore invita il governo a dotarsi di un piano B.

Ciò che è successo ...

Alla mezzanotte del 7 agosto 2025 sono entrati in vigore i nuovi dazi statunitensi sui prodotti di decine di economie mondiali, tra cui la Svizzera, con aliquote tra il 15% e il 41% e una tariffa del 39% per i prodotti elvetici. Donald Trump ha dichiarato che questi dazi porteranno miliardi di dollari agli USA e ha minacciato ulteriori tariffe su chip e semiconduttori, mentre Apple ha annunciato un maxi-investimento negli Stati Uniti. La Segreteria di Stato dell'economia svizzera (Seco) non prevede un aumento massiccio delle richieste di lavoro ridotto, ma riconosce che l'incertezza porterà le aziende a rinviare investimenti e assunzioni. Secondo le stime, la disoccupazione in Svizzera potrebbe salire al 3,5% nel 2026 in caso di dazi elevati. Gli esperti sottolineano che le tariffe rappresentano una tassa nascosta sui consumatori americani, con un possibile aumento dei prezzi dell'1,8% e una perdita di potere d'acquisto di circa 2'400 dollari a famiglia. Le principali aziende svizzere reagiscono in modo differenziato: molte hanno già localizzato parte della produzione negli USA o adottato strategie per limitare l'impatto, ma settori come quello caseario e della raffinazione dell'oro sono colpiti duramente. Gli Stati Uniti hanno infatti imposto dazi anche sui lingotti d'oro da un chilo, minacciando il ruolo della Svizzera come principale polo di raffinazione mondiale e rischiando di sconvolgere il mercato globale dell'oro. Le raffinerie svizzere hanno già ridotto o interrotto le spedizioni verso gli USA. La stampa svizzera critica duramente la strategia del Consiglio federale, giudicata impotente e inefficace di fronte alla forza americana, e invita il governo a dotarsi di un piano B più pragmatico e opportunista.
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