«Svizzera umiliata». «Si sopravvaluta». «Uno schiaffo in faccia». Le reazioni dei media di tutto il mondo

Il fatto che la Confederazione sia stata colpita da uno dei dazi più elevati mai inflitti ha suscitato scalpore anche nella stampa internazionale.
BERNA/WASHINGTON - In tutto il mondo si discute dei dazi punitivi del 39% imposti dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, alla Svizzera. Che la Confederazione sia stata colta alla sprovvista dall'entità dei dazi è un tema ricorrente in diversi media internazionali:
Der Spiegel: «Un paese ha fatto male i conti»
Nel suo editoriale, il settimanale tedesco parla di una netta frattura tra la fiducia in se stessa della Svizzera nell'ambito della politica estera e la realtà sotto la presidenza statunitense di Trump. I dazi sorprendentemente elevati e punitivi stanno colpendo duramente non solo l'industria delle esportazioni, ma anche l'immagine stessa del Paese. Si parla di «sopravvalutazione di sé stessi» e del fatto che il modello economico basato sulle esportazioni potrebbe non essere più sostenibile in futuro.
In precedenza, la vicinanza diplomatica, il fascino e l'opportunismo economico avevano sempre giovato alla Svizzera, ma con Trump quei giorni sembrano appartenere ormai al passato. La presidente della Confederazione, Karin Keller-Sutter, viene criticata per i suoi tentativi falliti di avvicinamento a Trump, mentre la Svizzera cerca freneticamente, con concessioni, di salvare l’accesso al mercato statunitense. Il sottotesto: lo shock potrebbe riaccendere il dibattito su un rapporto più stretto con l’UE. Secondo lo Spiegel, ora è in gioco per la Confederazione ciò che ha di più sacro: la prosperità.
Die Zeit: «Proprio la Svizzera»
Anche il settimanale tedesco "Die Zeit" affronta il tema dei dazi punitivi per la Svizzera: ironizza sul fatto che l'ex ambasciatore svizzero in Germania, Thomas Borer, volesse inviare il presidente della FIFA Infantino a Washington. Questo per impedire a Trump di applicare effettivamente i dazi del 39%. «Anche se non è poi così inverosimile. I due si piacciono», continua.
Si afferma inoltre che la Svizzera sia stata umiliata di fronte al mondo intero, «ritrovandosi insieme a Paesi come Siria, Laos o Myanmar nella lista nera dei dazi statunitensi».
The Economist: «Trump pensa che la Svizzera stia rubando soldi»
In un video esplicativo pubblicato sul profilo Instagram del giornale britannico The Economist, si analizzano le cause dell’imposizione di dazi così alti. «Il presidente pensa, in modo bizzarro, che i deficit commerciali non siano altro che un furto del denaro dei cittadini americani». In realtà, sarebbe soprattutto l’oro il responsabile del deficit commerciale.
Wall Street Journal: «La Svizzera neutrale nel fuoco incrociato della guerra commerciale»
Anche negli Stati Uniti la questione dei dazi sta avendo grande risonanza mediatica. Il Wall Street Journal scrive: «La neutrale Svizzera, dopo lo “schiaffo in faccia” di Trump, si trova nel fuoco incrociato della guerra commerciale». E continua: «In un Paese noto per la sua neutralità e il suo ordine, la reazione alla decisione di Trump di imporre un dazio del 39% – più alto che per quasi ogni altro Paese, tranne Laos, Myanmar e Siria – è stata di shock e confusione». Il provvedimento avrebbe mandato all’aria mesi di negoziati durante i quali i funzionari svizzeri pensavano di essere vicini a un accordo favorevole con Washington.
BBC: «Confusione e rabbia in Svizzera»
Secondo la BBC, il governo svizzero si era preparato a una soluzione tariffaria nell'ordine del 10%. Invece, alla vigilia della festa nazionale, è arrivata la brusca sorpresa, e con essa la domanda: la Svizzera aveva forse sopravvalutato il suo impatto esterno?
La BBC ha una teoria diversa: la Svizzera, con i suoi nove milioni di abitanti, è semplicemente troppo piccola e quindi troppo poco importante per Trump. «Non è chiaro quanti veri colloqui ci siano mai stati», afferma l'articolo. Di conseguenza, si parla di «frustrazione e delusione», come reazioni a quanto accaduto.