Andrea Lanza, allenatore del Collina d'Oro: «Il calcio è una rovina...»


Chiacchierata con Andrea Lanza: «Un giorno mi piacerebbe vivere di calcio... Punto al patentino Uefa Pro».
«Che presidente è Sergio Ermotti? È una persona che trasmette serenità. Gli piace conoscere e sapere le cose. Non si informa per criticare o per far valere le sue idee, ma semplicemente perché è appassionato».
Chiacchierata con Andrea Lanza: «Un giorno mi piacerebbe vivere di calcio... Punto al patentino Uefa Pro».
«Che presidente è Sergio Ermotti? È una persona che trasmette serenità. Gli piace conoscere e sapere le cose. Non si informa per criticare o per far valere le sue idee, ma semplicemente perché è appassionato».
COLLINA D'ORO - L’estate scorsa il Collina d’Oro ha deciso di puntare tutto su Andrea Lanza, un allenatore giovane ma con una grandissima voglia di lavorare. Per lui ogni dettaglio conta, tanto che trascorre alcune notti a studiare le mosse per contrastare gli avversari. Una scelta, quella presa dal club sottocenerino, azzeccata visto che la squadra - al suo primo anno in Prima Lega Classic - ha centrato il sesto posto finale ad appena cinque punti dalla zona promozione. Un risultato tutt’altro che scontato…
IIn arrivo dal Taverne, dove nel campionato 2023-24 aveva ottenuto la salvezza nella stessa categoria, Lanza in passato aveva lavorato anche sulle panchine di Team Ticino U18 e Paradiso. «Il calcio è una priorità e sin da piccolo avevo sempre il pallone fra i piedi - ci ha detto il 40enne - Per me è tutto ed è anche una sorta di rovina… (ride, ndr). A tal proposito vi racconto un aneddoto: per i miei 18 anni mi avevano organizzato una grande festa, ma il giorno prima - giocando nelle giovanili del Bellinzona - mi aveva chiamato un dirigente granata invitandomi a un’amichevole con la prima squadra a Zurigo contro il Grasshopper. Senza alcuna esitazione la mia risposta è stata “Sì, ci sono”. Festa annullata, niente party e zero minuti giocati in amichevole… Questa è la fotografia di cosa rappresenta per me il calcio. Nonostante sia un mondo particolare, è una passione che non passerà mai. Le partite in TV? Le guardo, ma preferisco andare allo stadio e sono tifoso del Napoli. Avendo una famiglia, però, il tempo libero è poco e mi piace dedicarlo a loro».
Come reputi la stagione?
«È in linea con ciò che ci eravamo prefissati in estate. Gli obiettivi erano tre: l’inserimento di diversi giovani, e a tal proposito abbiamo schierato un totale di 17 Under 21, avere un’idea chiara di gioco e ottenere una salvezza tranquilla, che è arrivata».
Questo malgrado qualche difficoltà iniziale…
«È stato un percorso. L’estate scorsa sono arrivati 23 giocatori nuovi. Avevamo quindi messo in conto qualche difficoltà iniziale. Nelle ultime 15-20 partite abbiamo invece raggiunto un ritmo di crociera da prima in classifica. Durante la pausa invernale è stata sfoltita un po’ la rosa, così da riuscire a lavorare meglio facendo sentire il gruppo un po’ più coinvolto: nella prima parte di campionato volevamo capire chi fosse pronto a far parte della squadra e questo processo ha richiesto un po’ di tempo».
E, guardando la classifica, la zona promozione non era così lontana…
«Sì, è vero. Cinque o sei punti in più e avremmo lottato per salire in Promotion. In vista della prossima stagione l’idea è quella di puntare sulla continuità, portando avanti questo gruppo. Se continueremo a lavorare bene come stiamo facendo, sono convinto che nel prossimo campionato potremo toglierci delle belle soddisfazioni. Entro un paio di settimane avremo comunque le idee un po’ più chiare, soprattutto perché capiremo chi resta e chi no».
Personalmente, ti stai togliendo delle belle soddisfazioni…
«Partendo dalle giovanili del Team Ticino, ogni esperienza mi ha dato tanto. A Taverne avevo convissuto con alcune difficoltà che mi hanno permesso di crescere molto. Al Collina ho incontrato altre situazioni, che anche in questo caso mi hanno aiutato a maturare. Lavoro tanto, investo molto tempo e analizzo ogni dettaglio perché mi piace portare costantemente qualcosa di nuovo alla squadra. Nella settimana che precede la partita guardo quattro o cinque match degli avversari per capire come giocano e come contrastarli. Sarebbe un peccato non analizzare i video, in quanto la federazione ci mette a disposizione tutte le partite del nostro girone e il materiale ritengo sia giusto sfruttarlo, anche se richiede un enorme dispendio di tempo che spesso, purtroppo, vado a sottrarre a moglie e figli che ringrazio sempre per la pazienza e il sostegno. Alla fine mostro alla squadra un video finale di 10-15 minuti al massimo. A volte capita che, alle 3 di notte, invece di dormire sono davanti al computer. Ad ogni modo, il grande lavoro che stiamo facendo viene ripagato sul campo anche con i risultati, e questo dà maggiore convinzione al percorso intrapreso e conferma che siamo sulla strada giusta».
Quali sono i tuoi piani per il futuro?
«L’obiettivo è un giorno riuscire a vivere di calcio, dedicando l’intera giornata al pallone. Oggi lavoro molto nei ritagli di tempo ed è impegnativo. Mi manca il patentino Uefa Pro, al quale, per avere accesso, bisogna allenare almeno in Prima Promotion. Al Collina sto comunque molto bene e il sogno sarebbe quello di ottenere qui il patentino da allenatore… Sarebbe davvero fantastico.
Ciò significa che l’anno prossimo arriverà la promozione?
«Non diciamo niente… (ride)».
Che presidente è Sergio Ermotti?
«È una persona che trasmette serenità. Gli piace conoscere e sapere le cose. Non si informa per criticare o per far valere le sue idee, ma semplicemente perché è appassionato. Nonostante tutti gli impegni che ha, quando non riesce a essere presente fisicamente alle partite, ci segue in diretta streaming. È una figura importante per tutti noi. La prima volta che lo incontri ti dici “Mamma mia”, ma è una persona squisita».
L’esempio per tutti gli allenatori ticinesi è Mattia Croci-Torti?
«L’ho conosciuto sui campi da calcio. Qualche volta gli ho scritto per complimentarmi con lui per quello che sta facendo a Lugano. Ci siamo parlati durante qualche corso e abbiamo un bel rapporto. È bello vedere un ticinese arrivare fino al palcoscenico della Super League. Tutti gli allenatori della Svizzera italiana dovrebbero ispirarsi al suo percorso. È un esempio da seguire, dà speranza a tutti…».
Infine i ringraziamenti...
«Voglio ringraziare lo staff, che è stato fondamentale per questa importante crescita della squadra. Mi hanno sopportato, oltre che supportato, considerata la mia continua insistenza. In particolare vorrei dire grazie a Giovanni Rosamilia, mio assistente e in passato capitano del Paradiso quando lo allenavo. Mi ha davvero dato una grande mano sia in campo che fuori: siamo amici prima che compagni di staff e questo ha fatto la differenza».