«Per le ticinesi i tempi d’oro degli import ora sono lontani»


Grégory Christen, ex attaccante di HCAP e HCL, mette sotto la lente l'avvio di stagione delle ticinesi
«L'Ambrì lotta ma ha bisogno di più gol, il Lugano deve sicuramente crescere in powerplay. Quando gli stranieri o i top-player trovano le giocate nei momenti giusti, tante partite in più le si portano a casa».
Grégory Christen, ex attaccante di HCAP e HCL, mette sotto la lente l'avvio di stagione delle ticinesi
«L'Ambrì lotta ma ha bisogno di più gol, il Lugano deve sicuramente crescere in powerplay. Quando gli stranieri o i top-player trovano le giocate nei momenti giusti, tante partite in più le si portano a casa».
AMBRÌ/LUGANO - Lugano 12esimo con 8 punti. Ambrì 13esimo con 7 punti. Il primo spezzone di stagione, con entrambe le ticinesi che hanno giocato 10 partite in tre settimane, non è stato quello che i tifosi si aspettavano e auguravano.
Partenze lente e tanti aspetti da migliorari, emersi anche nel derby - già delicato - della Cornèr Arena. La stracantonale era da bollino rosso soprattutto per l’Ambrì, che arrivava da 8 sconfitte filate e doveva arginare l’emorragia. Con una prova energica e compatta la squadra di Cereda ci è riuscita, scacciando (almeno per ora) i nuvoloni neri che si stavano addensando in Valle. Un’altra battuta d’arresto - con alle porte un weekend contro Rappi e Davos, nei piani alti - sarebbe stata un’altra mazzata per tutto l'ambiente. Allo stesso tempo il ko griffato Joly-Zwerger ha fatto male al Lugano di Mitell, che sembrava pronto a cambiare marcia dopo il bel successo di Rapperswil. Così non è stato e a livello di punti anche in casa HCL il piatto piange.
«Diciamo subito che non è stato un gran derby, penso che da Oltre Gottardo in questo momento non abbiano “paura” di Ambrì e Lugano - interviene Grégory Christen, ex attaccante che ha indossato le maglie di entrambe - Come giudizio può essere un po’ severo, ma si capisce perché la partenza non abbia portato molti punti nelle loro casse. Gli stranieri non stanno rendendo granché e questo influenza al ribasso il livello della squadra. Si può dire quello che si vuole, ma se hai dei top-player che trovano i gol nei momenti giusti, tante partite le si portano a casa. Guardiamo a Davos quello che stanno facendo Stransky, Zadina, Ryfors, Tambellini & Co. Ma anche a Bienne, a Zugo - dove sono arrivati dei campioni - o a Losanna con Czarnik e Caggiula. Per le ticinesi i tempi d’oro degli import ora sono lontani».
Spostiamo il focus sull’Ambrì. Prima del derby tra i tifosi biancoblù c'era tanta negatività. Vincerlo è stata una boccata d’ossigeno su tutti i livelli.
«Penso che mai come in questo caso si siano iniziate a fare delle riflessioni sul “Cere”, che io sostengo e ho sempre sostenuto fin dal primo giorno. Ora però dovevano trovare delle soluzioni e la nona sconfitta di fila - tanto più in un derby - sarebbe stata pesante. Ora hanno vinto e ci voleva. Non vuol dire che adesso è “tutto bello” e di botto l’Hcap è guarito, ma sappiamo che in Valle si vive di emozioni e questo potrà aiutare. Nel weekend, contro Rappi e Davos, dovranno trovare un po’ di continuità».
Nei risultati, ma pure nel line-up.
«Esattamente. Cambiare sistematicamente le linee e gli stranieri non aiuta. Cereda non è uno che cambia tanto per cambiare, ma adesso sta facendo fatica a trovare i suoi terzetti. Anche l’innesto di Formenton, a questo proposito, ha modificato alcune dinamiche e da lì non ha più trovato una linea che funzionasse. Non hanno trovato gli automatismi. Il gioco si “rallenta” e diventa meno efficace. Quando c’è feeling e ci si trova a occhi chiusi è tutta un’altra storia. Le cavalcate, ovunque, si iniziano a costruire così».
L’Ambrì avrà la forza di prendere slancio e vivere un buon campionato?
«Io dico di sì. Ho visto le partite e mancano i gol. Le prestazioni bene o male ci sono sempre state. Si creano occasioni, ma non concretizzano e poi arrivano anche errori individuali che costano caro. Diciamo che sono fattori “controllabili” e indubbiamente migliorabili. Se mancasse la base direi di no, ma qui è questione di gol e dettagli. Le reti, anche degli import d’attacco, devono giocoforza arrivare. Anche il campionato di Joly, a segno nel derby, può cominciare ora. Idem per DiDomenico, che rispetto allo scorso anno ha portato poco».
Guardiamo un attimo in casa Lugano. I bianconeri hanno cambiato tanto. Prima c’è stato l’avvento di Steinmann, poi la nuova guida tecnica col “duo” Mitell-Hedlund. In questi casi serve pazienza e i tifosi l’hanno capito, ma la sconfitta nel derby - unita ai soli 8 punti conquistati in 10 partite - ha fatto aumentare un po’ la pressione.
«Inevitabile. Secondo me stanno lavorando bene sulla fase difensiva, ma anche qui mancano in primis i gol. E se non segni di partite ne vinci poche. Adesso hanno l’attenuante degli infortuni con Sekac e Kupari ai box. Sono dei fattori, ma poi ci sarà da vedere quello che porteranno. Da Sekac mi aspetto fisicità».
Anche il derby ha evidenziato alcune problematiche.
«Sia da una parte che dall’altra non ho visto tanta qualità. Al momento per il Lugano un problema da risolvere è sicuramente il powerplay, che col 14,8% è il peggiore della Lega. Storicamente è sempre stato un punto di forza. Vedremo quanto porterà Omark, che al pari di Formenton penso debba ancora ingranare. Non ha ancora il ritmo e per questo ha dei bei margini di crescere».


