«Il problema ero io...»

Carlo Ancelotti ha raccontato il momento in cui è stato esonerato dal Bayern Monaco: «Si è trattato del licenziamento più spietato di tutta la mia carriera».
RIO DE JANEIRO - Carlo Ancelotti è uno degli allenatori più vincenti della storia del calcio.
Nella sua carriera il coach italiano ha infatti conquistato numerosi trofei - fra cui cinque Champions League, due con il Milan e tre con il Real Madrid - ma nello stesso tempo ha vissuto anche alcuni momenti dolorosi. Non soltanto sconfitte brucianti o trofei persi, ma soprattutto esoneri che gli hanno permesso di forgiare il proprio carattere e di continuare a raggiungere degli obiettivi. Il 66enne - attuale ct della nazionale brasiliana - ha raccontato alcuni aneddoti riguardanti il suo percorso in panchina, nel suo libro intitolato "Come vincere la Champions League" (in uscita il 1 ottobre).
Fra questi spicca il licenziamento dal Bayern Monaco - dopo soltanto una stagione - digerito malissimo da Ancelotti. «La novità assoluta per me era lavorare in un club che non era governato dai capricci di un unico e carismatico proprietario», ha raccontato in un estratto del suo libro. «Sono stato licenziato quattro volte da grandi club: Juventus, Chelsea, Real Madrid e Bayern Monaco. Questo dimostra che non serve un presidente imprevedibile o un proprietario imprevedibile per farti licenziare. Anche gli azionisti di un'azienda possono farlo».
Carletto fu allontanato in seguito a un brutto ko contro il PSG in Champions League. «Il giorno dopo il match, il consiglio direttivo del club si è riunito e ha concluso che il problema ero io. Si è trattato del licenziamento più spietato di tutta la mia carriera. Dopo il mio addio, raggiunsero le semifinali di Champions League e furono eliminati da – indovinate un po'! – il Real Madrid».
C'è poi un passaggio che spiega il modus operandi del Bayern Monaco che non lascia molta indipendenza agli allenatori, neanche quando si tratta di un nome come quello di Ancelotti. L'episodio riguarda un confronto con la società: «Una volta, i dirigenti mi chiesero di instillare più disciplina tra i giocatori e mi diedero una lista di cinque punti da leggere alla squadra. Tuttavia, ritenevo che avessimo a che fare con una squadra professionistica di alto livello, non con una squadra giovanile, quindi i giocatori dovevano essere trattati di conseguenza. Così mi sono piazzato di fronte alla squadra nello spogliatoio, ho tirato fuori il foglio dalla tasca e ho detto: ‘Ho ricevuto l'ordine dal consiglio di leggervi questa lista'. Era il mio modo di prendere le distanze da questo compito e alla fine mi hanno mandato via(...)».
