«Pallone d’Oro? Conta anche il business»


Arno Rossini: «Avesse giocato in un’altra squadra, Dembélé non sarebbe probabilmente finito tra i migliori dieci»
«Dembélé-Yamal? Non c’è paragone».
Arno Rossini: «Avesse giocato in un’altra squadra, Dembélé non sarebbe probabilmente finito tra i migliori dieci»
«Dembélé-Yamal? Non c’è paragone».
PARIGI - Ousmane Dembélé è stato il migliore di tutti. Questo hanno deciso i cento giornalisti che compongono la giuria internazionale del Pallone d’Oro. E come dar loro torto: il PSG ha completato una stagione stellare e lui, a livello personale, ha toccato picchi altissimi. Ha segnato tanto, è spesso stato decisivo…
Tutto bene? Un dubbio è rimasto: a livello squisitamente tecnico, Lamine Yamal, secondo nella classifica del prestigioso premio, sembra meglio del francese.
«Tra i due non c’è proprio paragone - ha sottolineato Arno Rossini - se si parla di qualità pura, lo spagnolo è di un altro livello. Inarrivabile per tutti quanti».
A rigor di logica, dunque, il premio sarebbe spettato a lui.
«L’idea del Pallone d’Oro è un po’ cambiata nel tempo. Da un po’ si privilegiano le squadre. Quella che ha fatto meglio durante la stagione, che ha vinto la Champions League, o una Nazionale se ci sono Europeo o Mondiale, è quella dalla quale si “pesca” il vincitore. Anche quest’anno è andata così: il PSG ha infatti piazzato cinque giocatori nella top ten della classifica del premio. Se a Parigi non avessero fatto un’annata del genere, Dembélé non sarebbe probabilmente stato inserito tra i migliori. E non parlo solo dei primi tre, penso ai primi dieci. E dico ciò con il massimo rispetto possibile per il 28enne attaccante».
Calciatore da scegliere nel club dominante: Dembélé è stato il migliore del PSG?
«Personalmente avrei votato Gianluigi Donnarumma, che negli ultimi turni di Champions è stato semplicemente grandissimo. Determinante per il successo dei suoi. E pensate come ha chiuso la stagione, messo alla porta senza alcun rispetto, come fosse l’ultimo degli ultimi. Incredibile. Anche se il calcio è uno sport di squadra, questa cosa di scegliere in base ai risultati piuttosto che alle qualità è un po’ un controsenso. Ma l’andazzo è questo. Poi ci sono anche le eccezioni».
Messi e Ronaldo…
«Esatto. In qualche occasione uno dei due ha trionfato nonostante ci fosse qualcuno che lo meritasse di più perché in campo con una squadra “vincente”. Penso a Lewandowski, penso a Ribery, penso a van Dijk. Ma poi conta anche il business, conta la pubblicità. Ci sono giocatori che generano interessi commerciali più grandi di altri…».