«Un uomo mi disse che mi avrebbe sparato»


Felipe Melo sa ancora rifilar legnate
«L’Inter è la più forte, Juve vergognosa con il City: Tudor non mi fa impazzire».
Felipe Melo sa ancora rifilar legnate
«L’Inter è la più forte, Juve vergognosa con il City: Tudor non mi fa impazzire».
TORINO - Chiusa da poco una carriera ultraventennale che lo ha visto giocare in dodici squadre, quattro paesi e due continenti, Felipe Melo non ha ancora perso la grinta che lo contraddistingueva sui campi da calcio. Forgiato da una giovinezza “ruggente” («Ogni tanto frequentavo giri un po’ così. Un giorno un uomo mi disse che avrei potuto avere un futuro nel calcio e che se mi avesse visto ancora intorno a lui mi avrebbe sparato, l'ho ascoltato») sul rettangolo verde menava e ringhiava. Ora graffia (con le parole) e continua a ringhiare. Lo ha fatto ancora “raccontando” Juventus-Inter, match di cartello della terza giornata di Serie A e… incrocio tra due delle “sue” squadre italiane. Sfida che seguirà con attenzione e… da tifoso.
«L’Inter è nel mio cuore - ha raccontato il brasiliano alla Gazzetta dello sport - Quando Mancini mi chiese di andare non esitai, mi dispiace essere rimasto poco».
Un club raggiunto nel 2015, anche se c’era la possibilità che il matrimonio si celebrasse già nel 2009. «Sì, ma Corvino (direttore sportivo della Fiorentina, ndr) mi disse “o vai a Torino o vai a Torino”. Oggi l’Inter è la più forte del campionato. Al Mondiale avrebbe potuto fare di più, ma ci sta. Chivu è arrivato da poco e sta provando a tracciare una nuova linea dopo i quattro anni di Inzaghi, e quindi di automatismi. I bianconeri invece… li ho visti al Mondiale: contro il City sono stati vergognosi. Tudor non mi fa impazzire, non sembra niente di eccezionale».
L’avventura nerazzurra di Felipe Melo non fu solo esaltante. Ci fu anche la parentesi Frank de Boer… «Uno che di calcio non ha mai capito niente, non è capace. Parlò male anche di Gabigol, chiamandolo Gabi-ex-gol. Non parlava italiano, stava sulle palle a tutti nello spogliatoio. Infatti è durato tre mesi e poi ha collezionato disastri ovunque. Grazie a Dio quell’anno arrivò Pioli».

