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«Shaqiri ha buttato una bomba con la miccia accesa»

Arno Rossini: «Fosse stato un altro, avrebbe tenuto la bocca chiusa»
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«Shaqiri ha buttato una bomba con la miccia accesa»
Arno Rossini: «Fosse stato un altro, avrebbe tenuto la bocca chiusa»
«Xherdan non ha pensato al bene del gruppo, come dovrebbe fare un leader».
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COPENHAGEN - Rimediando due gialli nella gara di andata dei playoff di Champions League contro il Copenhagen, Jonas Adjetey ha complicato la vita al Basilea e, contemporaneamente, fatto salire la tensione al Sankt Jakob. Già perché, in attesa del decisivo match di ritorno (questa sera, mercoledì, ore 21), proprio la doppia sanzione del ghanese ha fatto infuriare Xherdan Shaqiri, che ha pubblicamente criticato il mister e la sua “lettura” della partita: «Era già ammonito, avremmo dovuto sostituirlo». Ludovic Magnin non ha raccolto la provocazione, preoccupandosi piuttosto di gettare acqua sul fuoco; la sparata di XS10 ha tuttavia fatto rumore.

«Io l’ho trovata fuori luogo, di cattivo gusto - è intervenuto Arno Rossini - È normalissimo non essere d’accordo con l’allenatore, i dubbi però si sciolgono in privato. Criticare così il tuo tecnico - perché quella di Xherdan era una critica - non è mai simpatico. Comportamenti del genere non portano mai nulla di buono: è come se il giocatore avesse gettato nello spogliatoio una bomba con la miccia accesa».

I panni sporchi si lavano in famiglia?
«Dovrebbe essere così. Si eviterebbero polemiche e problemi inutili. L’uscita di Shaqiri è in ogni caso stata qualcosa più di una semplice lamentela: ha messo le mani avanti, “tutelando” la propria posizione qualsiasi cosa accadrà in futuro».

Ovvero?
«Il Basilea, che già in Super League non sta entusiasmando, rischia di non qualificarsi per la fase a campionato della Champions League. Non dovesse farcela, il giocatore potrebbe sempre dire “ve l’avevo detto”. Passasse invece il turno, potrebbe prendersene il merito. Diciamo che ha trovato il modo di cadere comunque in piedi. È stato egoista. E ha indebolito Magnin. Non certo il comportamento che dovrebbe tenere un leader, uno che pensa sempre al bene del gruppo».

Una dirigenza forte potrebbe schierarsi dalla parte del mister e sanzionare il campione di turno…
«Ma a Basilea non accadrà. Lì Xherdan è un idolo assoluto, ha il pubblico dalla sua parte. Il club, che dipende dai tifosi e dai risultati, che fa “cassetta” insomma, non potrebbe mai metterlo da parte. Il discorso sarebbe diverso se la strategia commerciale della società non fosse legata a doppio filo a quel che accade sul campo. Guardate il Bayern Monaco per esempio: Thomas Müller era un idolo eppure, finito il contratto, l’hanno salutato senza troppo pensarci su. No, al Sankt Jakob Shaqiri è intoccabile».

Anche per questo si è permesso di parlare?
«Ah,  sicuro. Fosse stato uno dei tanti, avrebbe protestato in privato o forse avrebbe tenuto del tutto la bocca chiusa. In quel caso, infatti, i dirigenti non gliel’avrebbero fatta passare liscia».

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