Non solo decisioni, a Bellinzona serve anche il confronto

BELLINZONA - L’ambizione non manca, i mezzi sembrano esserci, la voglia di abbracciare la piazza - istituzioni e tifosi - è uno dei punti cardine del nuovo Bellinzona, quello di Juan Carlos Trujillo. Reduce da quattro anni tanto soddisfacenti a livello sportivo quanto complicati a livello di relazioni, il mondo granata guarda con curiosità e positività al nuovo corso. Non può in ogni caso dimenticare quello che è: una realtà calcistica “sui generis”. Una realtà nella quale la prima squadra è amministrata da una persona giuridica (una SA), ha il suo Amministratore delegato e segue i classici avvicendamenti della proprietà del pacchetto azionario… e poi c’è tutto il resto. Scuola calcio, Footeco, Team Ticino: all’ombra dei castelli tutto ciò è infatti regolato in forma associativa e gestito dall’Associazione Calcio Bellinzona.

Tale particolare situazione è stata fortemente voluta dalla piazza a seguito degli eventi dell’era Giulini, che condussero al tragico fallimento del 2013. Per tutelarsi in caso di nuovi eventuali tracolli, di speculazioni incontrollate dall’esito fatale, si scelse di dividere le due entità, così da ancorare l’ACB al territorio. “Così, qualsiasi cosa capiterà alla prima squadra, a Bellinzona il movimento calcistico e tutto il contesto giovanile (e si sta lavorando alla riproposta del Torneo internazionale giovanile U19 per la Pasqua 2026) saranno garantiti”, si pensò.

Le due entità vanno avanti di pari passo, sono in simbiosi, ma mantengono contemporaneamente la loro autonomia. La prossima sfida del patron Trujillo, per far sì che a Bellinzona tutto funzioni al meglio, cresca fino a diventare eccellente - pensando al bimbo che inizia a dare calci al pallone come al campione che trascina la prima squadra - è dunque quella di trovare un compromesso con gli attori principali dell’Associazione Calcio.