Bellinzona, una boutique “ambiziosa”


«L'obiettivo? Promozione in due anni».
«L’idea alla base dell’acquisto del club è molto semplice: abbiamo dei veri talenti in Colombia, prendiamo i migliori e portiamoli in Svizzera».
«L'obiettivo? Promozione in due anni».
«L’idea alla base dell’acquisto del club è molto semplice: abbiamo dei veri talenti in Colombia, prendiamo i migliori e portiamoli in Svizzera».
BELLINZONA - La trattativa è stata relativamente veloce, la firma è arrivata senza intoppi. E dallo scorso venerdì Juan Carlos Trujillo Velasquez è il nuovo proprietario del Bellinzona. Ha rilevato le quote prima detenute da Pablito Bentancur e così ora può permettersi di decidere. Di fare. Di dire. Anche di sognare, perché no? Ma andiamo con ordine: perché un imprenditore colombiano, che ha il centro dei suoi affari a migliaia di chilometri da qui, ha deciso di imbarcarsi in un’avventura a tinte granata?
«Facile, perché, per come la vedo io, Bellinzona può essere una vetrina importantissima - ci ha raccontato il 46enne numero uno dell’ACB - Parlando di calcio, considero la scuola colombiana come la migliore al mondo. E se non siete d’accordo con il “migliore al mondo”, almeno concedetemi il podio. Argentina, Brasile, Uruguay… noi siamo lì. L’idea alla base dell’acquisto del club è dunque molto semplice: abbiamo dei veri talenti in Colombia, prendiamo i migliori e portiamoli in Svizzera».
Il campionato svizzero è di buon livello ma non è vicino alle grandi leghe d’Europa.
«Geograficamente sì. Per quello parlo di vetrina. La visibilità è completamente diversa rispetto alla Colombia».
Il Bellinzona diventerà dunque un negozio, o ad andar bene una boutique di lusso?
«Anche, ma non solo quello. Ha la sua storia, da rispettare ed esaltare. E i suoi giovani: il settore giovanile è l’anima di ogni club e il suo tesoro più grande. So poi che la piazza è molto calda e ha tifosi appassionati. E la passione è necessaria per pensare in grande. Lo dico senza dubbi: va bene il mettere in mostra i talenti, ma uno dei grandi obiettivi è quello di portare il Bellinzona nella massima serie svizzera».
In quanto tempo?
«Anche qui si parla di obiettivi: il mio è di riuscirci, grazie ai miei collaboratori e giocatori, in due anni».
Qui ci tocca alzare la mano e mostrare dubbi: il Comunale non è uno stadio da Super League. Per assurdo, per certe sue criticità fatica a esserlo pure per la Challenge League.
«Lo so. Ma so anche che vicino, a pochi chilometri, stanno costruendo uno stadio nuovo, perfetto per il calcio».
Quello di un Lugano che non è intenzionato a condividere con altri i suoi spazi.
«Facciamo un passo alla volta. Prima pensiamo alla promozione. Fidatevi di me, non vi deluderò».
Per gestire il Bellinzona Trujillo dovrà cambiare vita, dovrà stabilirsi in Ticino.
«No, io continuerò a vivere in Colombia e farò avanti e indietro. A curare gli interessi del club, il quotidiano diciamo, ci saranno mia moglie, che verrà a vivere in Europa, e ovviamente i miei collaboratori, con i quali avrò un contatto diretto e costante».










































