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Elio Trochen: «A 5 anni ero già in porta...»

Il 17enne ticinese si racconta: «Voglio ringraziare la mia famiglia, senza la quale non sarei mai arrivato a esordire in Challenge League»
Elio Trochen
Elio Trochen: «A 5 anni ero già in porta...»
Il 17enne ticinese si racconta: «Voglio ringraziare la mia famiglia, senza la quale non sarei mai arrivato a esordire in Challenge League»
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BELLINZONA - Il 23 maggio 2025 è una data che Elio Trochen non scorderà mai. È il giorno in cui il 17enne portiere ha disputato la sua prima partita in Challenge League con il Bellinzona. Una giornata indimenticabile, una giornata perfetta: esordio con vittoria a Sciaffusa (3-1) e rinnovo di due stagioni con l'ACB. Cosa chiedere di più?

«Sono state ore davvero emozionanti - ci ha detto il ragazzo - A un certo punto si pensava che avrei potuto giocare qualche partita in più, ma a causa dei problemi legati al rilascio della licenza, per la quale dobbiamo davvero ringraziare tutti coloro che hanno lavorato dietro le quinte, sono riuscito a disputare soltanto l’ultima. Ma è stato bellissimo comunque».

E com'è andata?
«Il giorno del match è arrivato da me Giovanni Proietti, il preparatore dei portieri dell'ACB, confermandomi che sarei sceso in campo a Sciaffusa. Mi ha incoraggiato dicendomi "divertiti, sai quello che devi fare". Parole che mi hanno tranquillizzato e incoraggiato moltissimo».

Come ti sei sentito?
«Prima e durante il riscaldamento ho avvertito un po' di adrenalina, ma credo sia assolutamente normale. In seguito sono riuscito a concentrarmi sul mio lavoro, senza troppo stress emotivo e senza alcuna paura. La partita è filata via liscia».

E non è tutto: prima di quella partita è arrivato perfino il rinnovo biennale...
«Ho svolto le giovanili a Bellinzona, prima di passare al Team Ticino, dove purtroppo non ho trovato molto spazio. Sono quindi tornato nella capitale due anni fa, firmando inizialmente un contratto annuale, poi rinnovato nuovamente per un altro anno, prima del biennale firmato negli ultimi giorni. Visti i miei miglioramenti in allenamento e la mia costanza, d'accordo con Giovanni Proietti, hanno deciso di estendere la fiducia in me. Se farò da secondo portiere l'anno prossimo? Non me l'hanno detto esplicitamente, ma il mio obiettivo e la mia speranza sono questi».

Come ti sei avvicinato al calcio?
«Come tanti ragazzini, sognavo di fare il calciatore. Ho iniziato all'età di 5 anni nel Monte Carasso e sin dal primo giorno mi sono messo a fare il portiere. Ho anche una bella foto di quel giorno. Dalla porta poi non mi sono mai più spostato».

In quale ambito senti di essere già a buon punto e dove invece sai che devi migliorare?
«I portieri del giorno d'oggi devono essere bravi con i piedi e da questo punto di vista sento di essere a buon punto. Sono alto 1,84 m e a livello di reattività penso di cavarmela abbastanza bene. So, invece, che posso e devo migliorare nei movimenti, capendo in anticipo dove andrà il pallone. Ma certi automatismi arriveranno con il tempo»

Chi è il tuo idolo? E il sogno nel cassetto?
«Marc-André ter Stegen. Lo ammiro, l'ho seguito e l'ho studiato. Mi piace tantissimo il suo stile. Il mio sogno? Giocare la Champions League, ma ora rimaniamo con i piedi per terra, non corriamo (ride, ndr)».

Parlaci dei tuoi guanti...
«Bisogna dire grazie a Ramon Consoli, ex preparatore dei portieri del Bellinzona. Ha creato una nuova linea di guanti con cui mi trovo veramente bene, sono confortevoli».

Quanto sono state importanti, in spogliatoio, le figure di Mihajlovic e Sabbatini?
«Hanno avuto due carriere da invidiare. Dragan ha disputato anche la Champions, mentre Sabbatini ha giocato ad altissimi livelli con il Lugano. Sin dal primo giorno ho avvertito subito il sostegno da parte loro, sono stati una sorta di papà per me... Mi hanno dato tanti consigli e prima della partita di Sciaffusa sono venuti a incoraggiarmi, mi hanno supportato rendendo le ore di attesa più leggere».

Infine i ringraziamenti...
«Gigi Proietti mi ha dato fiducia e l'opportunità di dimostrare il mio valore. Gli sarò sempre grato perché ha creduto davvero in me. Vorrei anche ringraziare Antonino Canalicchio, arrivato quando Proietti è passato a fare il secondo di Sannino, per avermi dato un grosso aiuto. Pensate che lui mi allenava già nella U12 del Bellinzona... E, non da ultimo, vorrei dire grazie alla mia famiglia per i tanti sacrifici fatti in tutti questi anni: senza il loro supporto e sostegno costante non sarei mai arrivato a esordire in Challenge League».

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