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«Aumentare i requisiti di UBS del 50% rispetto alla concorrenza sarebbe insostenibile»

Il CEO di UBS Sergio Ermotti torna sulla questione con il Sole 24 Ore.
Tamedia Ag/Urs Jaudas
Fonte Ats ans
«Aumentare i requisiti di UBS del 50% rispetto alla concorrenza sarebbe insostenibile»
Il CEO di UBS Sergio Ermotti torna sulla questione con il Sole 24 Ore.

ROMA -  «UBS e la Svizzera si rafforzano a vicenda, ma aumentare i requisiti del 50% rispetto ai competitor sarebbe insostenibile»: lo afferma il CEO Sergio Ermotti, ribadendo - in un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano italiano Il Sole 24 ore - la sua opposizione a normative più stringenti in materia di capitale proprio della banca.

Il 65enne guarda anche alla concentrazione bancaria in atto in Italia, il cosiddetto risiko, «tutt'altro che finito: c'è spazio per nuovi poli, e MPS ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo importante nella prossima fase».

Guerre, tensioni geopolitiche e nuovi dazi - argomentano i giornalisti della testata - fanno tremare i polsi, eppure i mercati continuano ad assorbire ogni shock, come se lo spiega? «È vero, i mercati mostrano una capacità sorprendente di adattamento, anche di fronte a fattori che in passato avrebbero generato molta più volatilità. La crescita globale resta solida ma con forti squilibri».

«Sul fronte monetario, i tagli della Federal Reserve dovrebbero ridurre la pressione sui tassi, ma l'inflazione americana - ancora sopra il 3% - resta un rischio, soprattutto se le aziende dovessero utilizzare i nuovi dazi come pretesto per aumentare i prezzi. In generale, tutte le asset class oggi sembrano correttamente prezzate. Francamente, però, questa calma mi sembra fragile».

Che cosa potrebbe cambiare gli equilibri? «Non vedo shock imminenti», risponde l'intervistato. «Ma i 'cigni neri' possono sempre arrivare dalla finanza non regolamentata dallo shadow banking o dal private credit. Un altro rischio è un ritorno dell'inflazione negli Usa, che costringerebbe a irrigidire di nuovo la politica monetaria. Restano poi possibili scossoni da un default sovrano, da una crisi del debito pubblico o del real estate. Ma la mia maggiore preoccupazione restano le tensioni geopolitiche, sempre più vicine a casa nostra. L'Italia vanta spread ai minimi e rating in rialzo».

Equilibrio fragile o trend duraturo? «Negli ultimi anni è avvenuto un ribaltamento interessante. Da ultime della classe, Italia, Grecia o Spagna sono diventate casi virtuosi. L'Italia ha dimostrato di avere nel proprio DNA la capacità di reagire e convivere con queste situazioni. La stabilità del governo italiano dimostra che è possibile fare le cose».

In Italia, prosegue il numero uno di UBS, «abbiamo visto alcune operazioni rilevanti e sono convinto che ne vedremo ancora. C'è spazio e bisogno di creare ulteriori grandi player, con la creazione di un terzo o quarto polo bancario». MPS potrebbe muoversi ancora? «Non voglio entrare nel caso specifico ma è evidente serve consolidare ciò che è in corso, ma bisogna anche guardare al lungo termine, e MPS ha tutte le carte in regola per giocare un ruolo importante in questo quadro» conclude il dirigente.

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