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Dollaro da incubo, ma che succede?

L’indebolimento del biglietto verde - peggior inizio dal 1973 - solleva dubbi e perplessità, specie sugli effetti delle politiche di Trump.
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Fonte NEW YORK TIMES / IL SOLE 24 ORE
Dollaro da incubo, ma che succede?
L’indebolimento del biglietto verde - peggior inizio dal 1973 - solleva dubbi e perplessità, specie sugli effetti delle politiche di Trump.

NEW YORK - Il dollaro USA non se la passa bene, detto in estrema sintesi. Il biglietto verde ha registrato il peggior inizio degli ultimi cinquant'anni, indebolendosi di oltre il 10% negli ultimi sei mesi. Era infatti il 1973 quando si indebolì così tanto, cosa che accadde dopo che era stata scritta la parola fine al legame tra il dollaro e il prezzo dell'oro.

Il New York Times dedica un approfondito articolo all'attuale andamento della valuta statunitense, che correla alle scelte del presidente Trump di ridefinire l'ordine mondiale con una politica tariffaria aggressiva e una politica estera isolazionista, con i dazi più aggressivi del previsto che hanno gettato i mercati nel panico. Ma non solo, perché a pesare ci sono anche i timori sull'inflazione e il crescente debito pubblico.

Inizialmente - spiega il New York Times - gli investitori percepivano Trump come un sostenitore della crescita e delle imprese, portando il dollaro a salire, fino al picco di gennaio. Ma poi l'entusiasmo è terminato e sono subentrate preoccupazioni legate all'inflazione.

L'indebolimento del dollaro rende i viaggi all'estero più costosi per gli americani e gli investimenti negli USA meno attraenti per gli stranieri, sebbene possa aiutare gli esportatori. E, nonostante il tycoon abbia poi smussato i dazi più estremi, la rotta valutaria non si è invertita. «Il problema non è avere un dollaro debole o forte», ha affermato Steve Englander di Standard Chartered. «Il problema è: cosa ci dice questo su come il mondo vede le nostre politiche?».

Le preoccupazioni sulla stabilità del mercato e l'aumento del debito pubblico stanno erodendo l'appeal del dollaro come bene rifugio, anche in condizioni di volatilità dei mercati. Ma «una dedollarizzazione completa, se mai arriverà, è ancora lontana», chiarisce al quotidiano Rick Rieder, responsabile degli investimenti di BlackRock. «Ma il rischio potrebbe aumentare significativamente», con «l'aumento del debito pubblico».

Infine, cosa attenderci per il resto del 2025? Lo spiega Goldman Sachs al Sole24ore: «La tendenza strutturale all’indebolimento del dollaro resta intatta». Previsione basata sulla «crescente difficoltà di attrarre dall’estero capitali, per coprire l’ampio disavanzo delle partite correnti degli Stati Uniti».

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