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Cronaca

«Nessuno è al di sopra della legge». Trump, l'FBI e la perquisizione all'ex alleato, ora critico

Il presidente ha detto di non sapere dell'arrivo degli agenti a casa di Bolton. «Non é un malvivente e non é un patriota»
AFP
Fonte ATS
«Nessuno è al di sopra della legge». Trump, l'FBI e la perquisizione all'ex alleato, ora critico
Il presidente ha detto di non sapere dell'arrivo degli agenti a casa di Bolton. «Non é un malvivente e non é un patriota»

 La vendetta è un piatto che va servito freddo. Il presidente americano Donald Trump ha lasciato per anni John Bolton libero di criticarlo su tutti i maggiori network statunitensi. Ma ora ha deciso di dire basta e di vendicarsi contro il suo ex fedelissimo consigliere alla sicurezza nazionale divenuto ormai acerrimo nemico. Lo ha fatto inviando gli agenti dell'Fbi nella sua abitazione e nei suoi uffici a caccia di carte riservate.

Il presidente ha detto di non sapere nulla del raid compiuto, ma è difficile - secondo gli osservatori - che non ci sia dietro il suo zampino. «Non sapevo, anche a me hanno perquisito casa. Non sono un suo fan. È un malvivente e non è un patriota», ha detto secco il presidente. Da quando ha assunto l'incarico The Donald ha preso di mira molti dei suoi nemici politici, e Bolton è solo l'ultimo di una lunga lista che include la procuratrice di New York Letitia James che lo ha incriminato per frode, il senatore democratico Adam Schiff, l'ex direttore dell'Fbi James Comey e l'ex numero uno della Cia John Brennan.

AFP

Gli agenti si sono presentati a casa di Bolton a Bethesda, alle porta di Washington, alle prime ore di stamane e poi hanno passato al setaccio i suoi uffici nella capitale federale. L'irruzione è stata accompagnata da post criptici dei vertici dell'Fbi. «Nessuno è al di sopra della legge», ha scritto su X il numero uno dell'agenzia Kash Patel. Un messaggio ripostato dal vicepresidente JD Vance e dalla ministra della giustizia Pam Bondi. «La corruzione pubblica non sarà mai tollerata», ha tuonato Don Bongino, il numero due dell'Fbi.

Quando gli agenti hanno bussato, Bolton non era in casa e, secondo indiscrezioni, ha appreso la notizia dai media. Poco dopo la diffusione delle prime indiscrezioni sul raid, Bolton ignaro ha scritto su X: «Trump vuole il premio Nobel, ma non vedo progressi nei negoziati». La perquisizione sarebbe legata al libro di Bolton "The Room Where it Happened", pubblicato dopo la sua uscita dalla Casa Bianca nel settembre 2019. Un addio rocambolesco e accompagnato da ripetuti attacchi fra i due.

Bolton, il falco dietro alla campagna della massima pressione contro l'Iran, ha definito più volte Trump «inadeguato» alla presidenza. Trump da parte sua lo ha definito più volte uno stupido. Secondo la Casa Bianca il suo libro conteneva documenti riservati e, pubblicandoli, l'ex consigliere alla sicurezza ha violato gli accordi. Nel 2020 la Casa Bianca di Trump chiese alla giustizia di bloccare la pubblicazione del libro, quando molti estratti erano però già stati pubblicati. Il tribunale respinse la richiesta e nel 2021 l'amministrazione chiuse l'inchiesta contro Bolton.

La partita sembrava a quel punto chiusa ma Trump appena tornato alla Casa Bianca prima gli ha tolto il nulla osta alla sicurezza, poi la scorta nonostante Bolton fosse target di un complotto da parte dell'Iran per ucciderlo. Negli ultimi mesi l'ex consigliere è stato una presenza fissa sui network americani per criticare il presidente, soprattutto per la sua politica nei confronti della Russia: «Trump non ha perso in Alaska, ma sicuramente Putin ha vinto», è stato uno dei suoi ultimi commenti. Critiche che il presidente non ha digerito e che, secondo i critici, si sono tradotte nel raid. Una mossa - affermano polemicamente i democratici - che fa sorridere considerato che l'obiettivo professato dall'amministrazione è quello di mettere fine all'uso come arma della giustizia americana.

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