«Trump si è mangiato von der Leyen a colazione»


Orban critica l'accordo sui dazi Usa-Ue: «Trump ha messo ko von der Leyen». Perplessità anche da parte francese. Per Berlino invece è «intesa positiva». Meloni: «Evitato lo scontro»
Orban critica l'accordo sui dazi Usa-Ue: «Trump ha messo ko von der Leyen». Perplessità anche da parte francese. Per Berlino invece è «intesa positiva». Meloni: «Evitato lo scontro»
BRUXELLES - «Donald Trump non ha raggiunto un accordo con Ursula von der Leyen, ma piuttosto si è mangiato la presidente della Commissione europea a colazione».
Lo ha detto il premier ungherese Viktor Orban commentando in una diretta su Facebook l'accordo sui dazi al 15% annunciato ieri a Turnberry, in Scozia, dai due presidenti di Usa e Ue.
Il tycoon è «un negoziatore dei pesi massimi e von der Leyen dei pesi piuma», ha sottolineato Orban. L'Intesa è «peggiore» di quella ottenuta dal Regno Unito, ha rimarcato, aggiungendo che «sarà difficile da vendere come un successo».
Ma ecco invece le reazioni di Francia, Germania e Italia.
Perplessità francesi - L'accordo sui dazi tra Stati Uniti e Unione europea fornisce una «stabilità temporanea» ma resta «squilibrato»: è quanto deplora il ministro francese responsabile dell'Europa, Benjamin Haddad.
«L'accordo commerciale negoziato dalla Commissione europea con gli Stati Uniti fornirà una stabilità temporanea agli attori economici minacciati dall'escalation doganale americana, ma è squilibrato», scrive Haddad in un messaggio pubblicato su X, mettendo in guardia dal rischio che gli europei si ritrovino in stallo «se non si svegliano».
Anche il ministro francese per il Commercio estero, Laurent Saint-Martin, ha definito l'accordo «squilibrato», aggiungendo che sui dazi la «messa non può finire qui».
«Non voglio che ci si fermi a quanto accaduto ieri», ha dichiarato Saint-Martin, intervistato ai microfoni di France Inter. Saint-Martin ha aggiunto che fermarsi sarebbe «effettivamente riconoscere che l'Europa non è una potenza economica. Dietro c'è soprattutto, una questione politica», ha continuato il ministro, secondo il quale «la domanda da porsi è se la costruzione europea, l'Unione europea sia una forza. Se vogliamo che la risposta sia positiva - ha concluso - allora la messa non può finire qui».
Il premier francese François Bayrou ha lamentato "un giorno buio" per l'Europa che "decide di sottomettersi" firmando l'accordo commerciale annunciato ieri tra Unione Europea e Stati Uniti. "È un giorno buio quando un'alleanza di popoli liberi, uniti per affermare i propri valori e difendere i propri interessi, decide di sottomettersi", ha scritto il capo del governo francese su X.
Berlino, con l'accordo sui dazi evitata escalation inutile - «È positivo che Ue e Usa siano riusciti a trovare un'intesa evitando un'escalation inutile nelle relazioni commerciali transatlantiche» che «avrebbe colpito duramente l'economia tedesca orientata all'export», ha affermato il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, in una nota. In particolare Merz ha sottolineato il risultato ottenuto sull'automotive, con i dazi scesi dal 27,5% al 15%, in un settore dove «la rapida riduzione delle tariffe è di massima importanza».
«Siamo riusciti a tutelare i nostri interessi fondamentali, anche se avrei auspicato maggiore flessibilità», ha aggiunto, assicurando «pieno sostegno» a Bruxelles per finalizzare "i dettagli", ha detto il cancelliere.
Meloni, evitato lo scontro frontale - Un accordo «sostenibile» anche se ancora da studiare nei «dettagli». Che «scongiura» una «guerra commerciale» tra Usa e Ue, uno «scontro frontale» tra le due sponde dell'Atlantico che non avrebbe giovato a nessuno, e, anzi, avrebbe avuto effetti «imprevedibili». Dopo il primo commento a caldo, «bene l'accordo» ma «non posso entrare nel merito», Giorgia Meloni firma una nota congiunta con i suoi vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini, per benedire l'intesa con l'amministrazione americana sui dazi e per mettere i primi paletti. Perché se il governo ribadisce di essere pronto ad attivare «misure di sostegno a livello nazionale», anche Bruxelles dovrà fare la sua parte «per quei settori che dovessero risentire particolarmente delle misure tariffarie statunitensi».
La cosa fondamentale, per Roma, era mettere la parola fine all'incertezza. Ora ci sarà tanto da fare anche sul fronte europeo, per «rafforzare il mercato unico, tagliare la burocrazia, diversificare le relazioni commerciali e ridurre le nostre dipendenze». Ma se le nuove tariffe «ricomprenderanno le precedenti», sarà meno gravoso sostenerle.