Poca neve, ma oltre 5 milioni per gli impianti di risalita

Il Messaggio del Governo è stato accolto oggi in Parlamento. Il credito è strettamente correlato alla loro corretta manutenzione
BELLINZONA - La neve diminuisce, ma i sussidi restano. Luce verde alla richiesta di credito di 5,6 milioni di franchi per la gestione degli impianti di risalita di Airolo, Bosco Gurin, Campo Blenio, Carì e Nara, per il quadriennio 2025/26–2028/29. Il finanziamento è strettamente vincolato alla loro corretta manutenzione ai sensi dell’Ordinanza federale sugli impianti a fune. Il Consiglio di Stato aveva avanzato la richiesta a causa di un contesto sempre più difficile per le società che gestiscono gli impianti. Respinto l'emendamento dell'MPS che chiedeva di aggiungere come clausola al credito il rispetto dei contratti collettivi di lavoro.
«Il credito proposto in questo messaggio - ha spiegato il direttore del Dipartimento delle finanze e dell'economia Christian Vitta - non è stato adeguato al rincaro, malgrado gli impianti li abbiano stimati al +15%», a causa delle sfide che il cambiamento climatico comporta e dell'aumento dei costi energetici nonché delle materie prime che mettono a rischio la sostenibilità economica delle stazioni situate a quote medio-basse. «Il Consiglio di Stato - ha sottolineato Vitta - ha affrontato il sostegno degli impianti anche in considerazione della loro valenza sportiva in un Paese come la svizzera dove gli sport invernali sono integrati nella cultura e nella tradizione. La loro presenza svolge un ruolo socio economico importante in particolare nelle regioni periferiche creando indotto diretto e indiretto per attività come ristorazione, ricettività e artigianato. Così come posti di lavoro».
Attualmente, oltre il 50% delle piste svizzere dipende dall’innevamento artificiale, un dato in crescita rispetto al 2014, quando la percentuale era del 36%. Se questa tendenza dovesse proseguire, «è inevitabile che un’ulteriore attenzione dovrà essere posta alla questione della disponibilità idrica e dei possibili conflitti legati all’uso dell’acqua tra diversi settori, come l’agricoltura, il consumo domestico e la produzione energetica». Tra il pubblico presente oggi ad assistere al dibattito parlamentare, alcuni rappresentanti degli impianti sciistici ticinesi.
Due i rapporti commissionali - Secondo quello di maggioranza (relatore Luca Renzetti) «il sostegno pubblico resta determinante non solo per la gestione corrente ma anche per garantire la capacità d’investimento, creando le premesse per una montagna ticinese più stabile, attrattiva e sostenibile».
«Non è solo una misura economica - ha ricordato in aula Renzetti - ma una scelta di politica territoriale, sociale e culturale. Senza sostegno pubblico queste realtà sarebbero in difficoltà».
L'intervento secondo il relatore non finanzia solo la neve, ma «la continuità di una cultura alpina e la presenza viva dello Stato nelle regioni periferiche».
Anche il rapporto di minoranza (relatore Boris Bignasca) vedeva il sostegno agli impianti di risalita importante, ma a patto che sia «erogato con criteri chiari e misurabili, attraverso canali appropriati e con una governance trasparente».
«Sarebbe auspicabile un modello chiaro e uniforme a livello cantonale. Un partenariato pubblico-privato uniforme dovrebbe essere impostato per tutti gli impianti e i principi andrebbero condivisi tra tutti gli attori in gioco».
Il rapporto di minoranza chiede quindi di «rielaborare in tempi brevi un nuovo messaggio che definisca chiaramente i criteri di finanziamento con obiettivi misurabili, introduca un modello di governance stabile per ogni stazione e un sistema di rappresentanza unico a livello ticinese e vincoli i contributi a strategie di sostenibilità a lungo termine».





















